Pio IV, papa

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Pio IV, al secolo Gian Angelo de' Medici da Melegnano (Milano, 31 marzo 1499 - Roma, 18 maggio 1565), fu papa dal 1559 al 1565.

Biografia

La carriera ecclesiastica

Era membro di un'antica famiglia milanese probabilmente non imparentata ma legata da rapporti stretti con l'omonima famiglia fiorentina, che nel 1549 concesse ai Medici di Melegnano l'uso del proprio stemma con le sei palle dorate, in riconoscenza soprattutto dei servizi del capitano Gian Giacomo de' Medici, detto il Medeghino, fratello di Gian Angelo1.
Si trasferì a Roma nel 1526 e vi intraprese la carriera ecclesiastica come protonotario apostolico, legandosi a Giovanni Morone, anch'egli milanese e figlio del diplomatico Girolamo Morone con cui la famiglia del Medici aveva ottimi rapporti, e con Alessandro Farnese.
Quest'ultimo, papa dal 1534 col nome di Paolo III gli affidò numerosi incarichi nell'amministrazione dello Stato della Chiesa, nominandolo quindi arcivescovo di Ragusa nel 1545 e cardinale nel 1549.
Medici fu uno dei cardinali favoriti di Giulio III, ma assai inviso a Paolo IV, durante la cui guerra contro gli Spagnoli il cardinale Medici fu assai maltrattato e temette seriamente di essere imprigionato per le sue posizioni filoasburgiche. Paolo IV peraltro lo inserì nella Congregazione del Sant'Uffizio nell'autunno 15562.

Il papato

Eletto al soglio pontificio nel dicembre 1559, assolse e reintegrò nel Sacro Collegio il cardinal Morone, processato e incarcerato da Paolo IV per eresia (ma scagionò anche Pietro Carnesecchi e on generale arrestò la persecuzione carafiana contro gli "spirituali"), mise sotto processo i Carafa e i loro sodali, mandando a morte in particolare il cardinal Carlo Carafa e Giovanni Carafa, duca di Paliano. Riorganizzò il Sant'Uffizio, limitandone i poteri, cresciuti a dismisura sotto il predecessore, ed emarginò il cardinal Ghislieri, favorito di Paolo IV e capo di quella congregazione, “il quale – come Guido Giannetti da Fano scriveva da Venezia a William Cecil – sotto l’altro papa era caporale e spaventevole giudice dell’Inquisitione et hora da papa Pio […] domandava licentia di ritirarsi a’ suoi bisogni per doi o tre mesi, poi che ad ogni modo per la Inquisitione poco doveva essere operato”. La risposta di Pio IV fu eloquente: “sorridendo rispose dargli volentiere licentia di ritirarsi e per tre mesi e, se gli piacesse, per sempre”3. Pio IV inoltre fece redigere un Indice dei libri proibiti (1564) assai più moderato di quello del suo intransigente predecessore. Al tempo stesso autorizzò la repressione dei valdesi in Calabria e Puglia e combatté il calvinismo in Francia. Riconvocò il concilio a Trento, riapertosi nel 1562, inviando a presiederlo i cardinali legati Ercole Gonzaga e Girolamo Seripando, sostituiti alla loro morte (marzo 1563) dai cardinali Morone e Navagero, che chiusero il concilio nel dicembre 1563.
Quindi approvò i decreti del concilio, ne avviò la pubblicazione e creò la Congregazione del Concilio (1564), incaricata di occuparsi della loro attuazione.
Nel 1564 Pio IV fu oggetto della bizzarra congiura di Benedetto Accolti, i cui responsabili furono atrocemente puniti.
Il suo papato fu segnato dall'azione del cardinal nepote Carlo Borromeo, fautore della riforma della Chiesa, ma anche mecenate e organizzatore di cultura (attraverso l'Accademia delle Notti Vaticane da lui fondata), nominato arcivescovo di Milano nel 1564, e da un intenso impegno nelle opere pubbliche, affidate per lo più a Michelangelo e a Pirro Ligorio. Fece chiamare a Roma Paolo Manuzio per fondarvi la Stamperia Vaticana.
Morì il 18 maggio 1565.

Bibliografia

Link

Voci correlate

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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