Moscaglia, Ortensio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Ortensio Moscaglia (Vicenza, 1563 ca. - ?) è stato un prelato appartenente alla congregazione dei canonici regolari di San Giorgio in Alga, convertitosi al calvinismo a Ginevra, poi rientrato nei ranghi del cattolicesimo con una spontanea comparizione al Sant'Uffizio di Venezia.

Apparteneva a una benestante famiglia vicentina. Nel 1583, secondo quanto dichiarò nella sua spontanea comparizione presso l'inquisitore di Venezia Angelo Mirabino del 1585, ottenne licenza di poter lasciare il monastero di Santa Maria in Vanzo a Padova, dove era professo, per recarsi a Peschiera dalla sorella, in procinto di sposarsi. Durante il viaggio di ritorno, incontrò un francese di Digione (da lui nominato "Philopono de Bans"), col quale iniziò a viaggiare, visitando Brescia, Milano, poi spostandosi tra la Savoia (dove abbandonò l'abito di religioso, donandolo al suo compagno di viaggio francese, che lo tagliò e ne ricavò un mantello) e la Francia, passando per Chambery, Lione e Nantua, approdando infine a Ginevra, dove si convertì al calvinismo, entrando in rapporti con Niccolò Balbani, allora punto di riferimento della comunità degli esuli italiani in città. Sulla vita di questa comunità Moscaglia riferì vari particolari nella deposizione all'inquisitore Mirabino, dalla quale sappiamo che a Ginevra egli ebbe modo di frequentare anche Théodore de Béze, il successore di Calvino.
Sempre secondo la sua testimonianza all'inquisitore, dopo soli cinque mesi a Ginevra, Moscaglia si pentì della sua adesione al calvinismo e abbandonò la città senza dire nulla a nessuno, recandosi prima a Lione, poi a Bergamo e infine a Venezia, con l'intenzione di rientrare pienamente nei ranghi dell'ortodossia cattolica e farsi perdonare.
Non si hanno ulteriori notizie su di lui oltre a quelle ricavate dalla sua spontanea comparizione del 1585.

Bibliografia

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2022

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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