Lando, Ortensio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Ortensio Lando (Milano, 1512 ca. – Napoli, 1556 ca.) è stato un poligrafo e umanista italiano.

Biografia

Ortensio Lando fa parte di una generazione di autori, attiva attorno alla metà del Cinquecento, i quali, seguendo il modello dell’Aretino, tentarono di affrancarsi dal ruolo tradizionale del letterato cortigiano. Fra questi possiamo includere autori come Anton Francesco Doni, Ludovico Dolce e Niccolò Franco che, alternando il servizio presso differenti protettori, dai quali non riuscirono mai a sottrarsi completamente, ottennero una relativa indipendenza lavorando come tipografi per la fiorente editoria veneziana. Sfruttando l’apertura del nuovo mercato librario furono autori di un’eterodossa e copiosa produzione, composta di opere originali ma anche di numerose traduzioni e commenti, per la quale si guadagnarono il nome di poligrafi o avventurieri della penna. E un avventuriero lo fu di certo Ortensio Lando che, a dispetto del suo pseudonimo Il Tranquillo, ebbe un’irrequieta esistenza fatta di continue peregrinazioni fra Italia settentrionale e meridionale, Francia, Germania e Svizzera. Ricostruire dunque tutte le vicissitudini del Lando rimane tutt’oggi un’impresa ardua, non solo a causa dei suoi continui spostamenti e della mancanza di documentazione, ma anche per la difficoltà di identificarlo ai numerosi pseudonimi che adottò per firmare le sue opere (Hortensius Tranquillus, Philalethes Polytopiensis, Appianus,…). In questo intricato quadro biografico possiamo tuttavia appoggiarci ad alcune coeve testimonianze e alle notizie autobiografiche che l’autore disseminò nei suoi scritti per ricostruire, se non nella sua integralità, almeno le vicende principali della vita di Ortensio Lando.
Come ci riferisce lui stesso in un passo dei Cataloghi, nacque a Milano attorno al 1512 da Domenico e da una donna milanese, Caterina Castelletta. A Milano e a Bologna intraprese gli studia humanitatis, ma studiò anche teologia e medicina; grazie a questa solida formazione il Lando emerge fra i poligrafi per la sua erudizione umanista, della quale non esiterà a fare sfoggio nelle sue opere. Sembra ormai assodato che la sua figura sia da identificare con quella di Fra Geremia Lando e che quindi in gioventù abbia fatto parte dei frati agostiniani, soggiornando in diversi conventi eremitani dell’Italia settentrionale. Nel 1529 Lando si trasferì in Svizzera e nel 1534 lo ritroviamo a Lione, dove lavorò come tipografo per l’editore Sébastien Gryphe e strinse una duratura amicizia con Etienne Dolet. Le circostanze di questo viaggio fanno parte di quelle zone d’ombra nella vita del Lando che lui stesso, prudentemente, passa sotto silenzio, ma è verosimile far coincidere questa fuga oltralpe con l’apostasia dall’ordine agostiniano. Nello stesso anno pubblicò anche la sua prima opera, il Cicero relegatus & Cicero revocatus, inserendosi così nella polemica anticiceroniana inaugurata dal Ciceronianus di Erasmo da Rotterdam (1528).
Alla fine del 1534 si trasferì nuovamente, viaggiando fra la Svizzera e la Germania e stabilendosi per un breve periodo a Lucca come ospite di Vincenzo Buonvisi; a questo periodo risale la pubblicazione delle Forcianae quaestiones (1535). Nella dissidente città di Lucca avrebbe anche intrapreso un progetto di traduzione delle opere di Erasmo, i cui frutti sono andati oggi quasi del tutto perduti. Gli spostamenti successivi rimangono incerti, ma è ragionevole collocare il Lando a Basilea nel 1540, dove uscì anonimo il dialogo satirico In Des.Erasmi Roterodami funus con il quale si attirò l’ostilità dei più ferventi erasmiani. Tra il 1541 e il 1543 viaggiò tra l’Italia meridionale, l’Italia settentrionale e la Francia al seguito di diversi protettori, conquistando in particolare il favore del vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo e soggiornando per un periodo alla corte di Francesco I. Nel 1543 tornò a Lione dove pubblicò quella che senza dubbio è la sua opera più nota, i Paradossi, seguiti l’anno successivo dalla Confutazione dei Paradossi. Il volume ottenne un notevole successo e numerose imitazioni, grazie anche alla traduzione francese di Charles Etienne (1553), alla quale vanno aggiunte una traduzione spagnola (1552) e una inglese (1593). L’opera è composta di trenta paradossi che attraverso un fine gioco erudito tra eloquenza classica e facezia rovesciano altrettanti luoghi comuni sulla società, rappresentando al meglio lo scetticismo intellettuale del gusto landiano.
Nel 1545 il Lando entrò nell’Accademia Ortolana di Piacenza frequentata, fra gli altri, anche dai poligrafi Lodovico Domenichi e Anton Francesco Doni. In seguito si trasferì a Venezia dove risiedette saltuariamente a casa del mecenate Benedetto Agnello, intrattenendo ottimi rapporti anche con l’Aretino. Grazie anche alla frequentazione dell’ambiente tipografico, il periodo veneziano corrisponde anche alla fase più prolifica della sua produzione: tra il 1548 e il 1552 furono pubblicate, fra le altre opere, la prima traduzione italiana dell’Utopia di Thomas More, il Commentario delle più notevoli e mostruose cose d’Italia, i Sermoni funebri, le Lettere di molte valorose donne, la Sferza, le Miscellaneae quaestiones, il Dialogo di M. Hortensio Lando nel quale si ragiona della consolatione e utilità che si gusta leggendo la Sacra Scrittura e I Sette libri de cataloghi.
Successivamente la vita del Lando viene di nuovo avvolta nell’ombra e l’ultima notizia pervenutaci risale al giugno 1554, quando scrisse al Madruzzo per chiedergli di intercedere per lui presso l’inquisitore di Venezia che aveva messo al bando le sue opere, dopodiché se ne perdono le tracce. Sarebbe morto a Napoli tra il 1556 e il 1559.

Lando e gli ambienti ereticali

L’interpretazione delle idee teologiche di Lando tramite le sue opere letterarie rimane ancora un terreno d’indagine scivoloso, come anche la sua ascrizione a un generalizzato nicodemismo o a un più propagandistico spiritualismo radicale. Lando dice e non dice, dissimula sotto una sagace satira e ritratta le sue posizioni con sofisticati antilogismi, sottoponendoci a uno sforzo ermeneutico non indifferente.
Il carattere eterogeneo delle sue idee è ben rappresentato in due delle sue prime opere: il Cicero relegatus & Cicero revocatus e il Des. Erasmi Roterodami funus. Nel primo trattato ci troviamo davanti a una discussione sull’opportunità dell’imitatio ciceroniana, nella quale si può intravvedere una satira delle posizioni anticiceroniane di stampo erasmiano. Cicerone è, infatti, dapprima accusato di tutte le colpe immaginabili e costretto all’esilio, e in seguito assolto e richiamato in patria. Il Funus è invece un dialogo in cui la difesa e l’apologia dell’umanista olandese si scontrano fino a culminare nell’immaginario scempio del corpo di Erasmo da parte dei monaci tedeschi, apice satirico che costerà a Lando l’indignazione della Chiesa riformata basilese. Entrambe le opere entrano nel merito delle maggiori polemiche umaniste riguardo al ciceronianesimo e l’erasmismo ma si rifiutano di dare dei giudizi definitivi. Del resto la critica di alcuni aspetti delle idee di Erasmo non si situa in contrasto con l’evidente ammirazione che il Lando ebbe per il filosofo, come testimoniano i debiti formali e concettuali che ritroviamo nelle sue opere. Lando fu dunque un antierasmiano? La questione è ancora oggetto di discussione ma è probabile che l’eterodosso poligrafo rifiuti di aderire dogmaticamente a qualunque posizione, sfuggendo così a qualsiasi tentativo di classificazione.
È invece indiscussa la sua frequentazione dei circoli eterodossi, in Italia e all’estero, come anche i suoi legami con alcuni dei più importanti rappresentanti italiani delle idee riformate. I primi contatti con gli ambienti ereticali Lando li ebbe quando ancora indossava la tonaca di frate eremitano. Non è a caso, infatti, che proprio l’ordine agostiniano fu soggetto a particolari indagini da parte dell’Inquisizione a causa del diffondersi al suo interno di credenze non propriamente ortodosse come quella della giustificazione per fede. Lando fu grande amico del cardinale agostiniano Gerolamo Seripando, insigne sostenitore di una riforma interna alla Chiesa cattolica, fu inoltre confratello di Agostino Mainardi e Giulio della Rovere, convertitesi poi entrambi al protestantesimo. A Bologna Lando strinse profondi rapporti di amicizia anche con Giovanni Angelo Odoni e Fileno Lunardi che frequentavano il circolo di Eusebio Renato, un gentiluomo attorno al quale gravitava un nutrito gruppo di letterati interessati alle idee evangeliche ed erasmiane. Durante i suoi viaggi all’estero, Lando fu in buoni rapporti sia con cattolici che con protestanti e l’orientamento religioso dei suoi protettori passava dallo spirito conciliante verso le idee riformiste di Cristoforo Madruzzo, ai forti sospetti di eresia nei quali furono coinvolte Caterina Sauli e Lucrezia Gonzaga.
Risulta dunque evidente la simpatia che Lando nutrì per la Riforma, senza che sia tuttavia mai riscontrabile nei suoi scritti un’aperta dichiarazione di adesione a un movimento specifico: è piuttosto probabile che le sue idee oscillassero sul confine tra ortodossia ed eresia come molti altri spiriti inquieti del suo tempo. I cavilli teologici non furono mai del resto al centro degli interessi dell’umanista che, anche nelle opere di contenuto più religioso, non valica mai la soglia di un’aperta riflessione sul valore dei sacramenti e sulla necessità di un ritorno a un monachesimo evangelico. La predilezione per i problemi di natura letteraria lo allontanano dalle frange più propagandiste dei movimenti ereticali italiani ma i più o meno celati riferimenti al paolinismo e le satire anticlericali fanno di Ortensio Lando un rappresentante critico e originale, non solo delle idee spiritualistiche e filoprotestanti, ma di tutto un sistema di pensiero scettico cinquecentesco che rimise in discussione i cardini della società intellettuale.

Opere principali

  • Cicero relegatus et Cicero revocatus Dialogi festivissimi, Lione, Sebastien Gryphius, 1534.
  • Forcianae quaestiones, in quibus varia Italorum ingenia explicantur, multaque alia scitu non indigna, Napoli, Martinus de Ragusia, 1535.
  • In Des. Erasmi Roterodami Funus, Dialogus lepidissimus, Nunc primum in lucem editus, Basilea, 1540.
  • Paradossi, Lione, Gioanni Pullon da Trino, 1543.
  • Confutazione del libro dei paradossi nuovamente composta, et in tre orationi distinta [1544/45].
  • Commentario delle più notabili, et mostruose cose d’Italia, & altri luoghi, di lingua Aramea in Italiana tradotto, nel qual s’impara, & prendesi istremo piacere. Vi si e Poi aggionto un breve Catalogo delli inventori delle cose, che si mangiano, & se beveno, novamente ritrovate, & da M. Anonymo di Utopia composto, Venezia, 1548.
  • Lettere di molte valorose donne, nelle quali chiaramente appare non esser ne di eloquentia ne di dottrina alli huomini inferiori, Venezia, Gabriel Giolito, 1548.
  • Sermoni funebri de vari authori nella morte de diversi animali, Venezia, Gabriel Giolito, 1548.
  • La sferza de scrittori antichi e moderni di M. Anonimo di Utopia alla quale, è dal medesimo aggiunta una essortatione allo studio delle lettere, Venezia, 1550.
  • Dialogo di M. Hortensio Lando, nel quale si ragiona della consolatione, et utilità, che si gusta leggendo la Sacra Scrittura. Trattasi etiandio dell’ordine, che tener si dee nel leggerle, & mostrasi essere le Sacre lettere di vera eloquenza, e di varia dottrina alle Pagane lettere superiori, Venezia, Comin da Trino, 1552.
  • Quattro libri de dubbi con le solutioni a ciascun dubbio accomodate. La materia del primo è naturale, del secondo è mista (benche per lo piu sia Morale) del Terzo è Amorosa, & del Quarto è Religiosa, Venezia, Gabriel Giolito, 1552.

Edizioni moderne

  • La sferza de’ scrittori antichi e moderni, a cura di Paolo Procaccioli, Roma, Vignola, 1995.
  • Commentario delle più notabili e mostruose cose d'Italia e altri luoghi. Catalogo de gli inventori delle cose che si mangiano & si beveno, a cura di G. e P. Salvatori, Bologna, Pendragon, 2002.
  • Paradossi, a cura di Antonio Corsaro, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2000.
  • Paradossi / Paradoxes, a cura di Antonio Corsaro, traduzione di M.-F. Piéjus, Paris, Les Belles Lettres, 2012.
  • I funerali di Erasmo da Rotterdam / In Des. Roterodami funus, a cura di Lorenzo di Leonardo, Udine, Forum, 2012.

Bibliografia

  • Simonetta Adorni Braccesi, Simone Ragagli, Lando, Ortensio, in DBI, vol. 63 (2004).
  • Conor Fahy, Per la vita di Ortensio Lando, in “Giornale storico della letteratura italiana”, 142, 1965, pp. 244-258.
  • Paul F. Grendler, Critics of the Italian World 1530-1560: Anton Francesco Doni, Nicolò Franco & Ortensio Lando, Madison, Milwaukee and London, The University of Wisconsin Press, 1969.
  • Silvana Seidel Menchi, Sulla fortuna di Erasmo in Italia: Lando e altri eterodossi della prima metà del Cinquecento, in “Schweizerische Zeitschrift für Geschichte”, 24, 1974, pp. 537-634.
  • Silvana Seidel Menchi, Chi fu Ortensio Lando?, in “Rivista storica italiana”, CVI, 1994, pp. 501-562.

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Article written by Federica Greco | Ereticopedia.org © 2014

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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