Domenichi, Lodovico

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Lodovico Domenichi (Piacenza, 1515 – Pisa, 1564) è stato un poligrafo, traduttore ed editore italiano.

Biografia

Lodovico Domenichi fa parte di una generazione di letterati, attiva attorno alla metà del Cinquecento, i quali, seguendo il modello dell’Aretino, tentarono di affrancarsi dal ruolo tradizionale del letterato cortigiano. Alternando la ricerca di uno stipendio fisso presso differenti protettori alla collaborazione con la nascente industria tipografica, si guadagnò l’immagine di erudito libero e autonomo. Figura minore rispetto ai poligrafi suoi contemporanei quali Anton Francesco Doni, Ortensio Lando e Niccolò Franco a ragione di una produzione scarsamente originale, acquistò fama soprattutto per la sterminata attività di traduttore e curatore grazie alla quale ci sono restituite opere altrimenti cadute nell’oblio.
Il Domenichi nacque da una famiglia della nobiltà piacentina e nella città natale intraprese i primi studi per passare successivamente alle università di Pisa e Padova, dove si laureò in legge. Tuttavia egli non nascose mai la sua insofferenza nei confronti dell’esercizio legale, tanto da abbandonare professione e città alla fine del 1543 in circostanze ancora non del tutto chiare. Uno studio della sua corrispondenza con il Molza sembra tuttavia dimostrare che la sua partenza non fu repentina come a lungo tempo supposto, ma faceva parte di un disegno che prendeva forma almeno dall’agosto 1542. Nel frattempo aveva frequentato i circoli letterari piacentini e dato via, con l’amico Anton Francesco Doni, alla breve esperienza dell’Accademia degli Ortolani (1543-45). La scelta della nuova residenza ricadde su Venezia, dove il Domenichi poteva contare sull’appoggio dell’amicizia di Pietro Aretino e sulla possibilità di impiego nella fiorente industria tipografica. Qui divenne stretto collaboratore del celebre tipografo Gabriel Giolito de’ Ferrari lavorando come traduttore e curatore e acquistando una certa fama nell’ambiente delle stamperie veneziane. Negli stessi anni pubblicò la sua prima opera, una raccolta di Rime (1544) di ispirazione petrarchesca. Nel 1545 si trasferì a Firenze dove l’Aretino l’aveva incaricato di presentare alla corte di Cosimo I il terzo libro delle sue Lettere. Qui tuttavia i rapporti con il letterato si raffreddarono mentre con il Doni tentò di avviare una stamperia che non riuscì però a piegare l’egemonia fiorentina dei Giunti. Interrotta bruscamente anche l’amicizia con il Doni, del quale diventerà acerrimo nemico, cominciò a lavorare proprio per la stamperia giuntina e successivamente strinse una duratura collaborazione con il tipografo ducale Lorenzo Torrentino. In questo periodo pubblicò anche opere di suo pugno che per il fitto sistema di rimandi e furti letterari - i quali erano comunque in linea con un certo gusto citazionistico cinquecentesco - gli valsero la fama di plagiario. Più importante fu la sua attività di editore che grazie alle sue intuizioni letterarie ci ha tramandato opere altrimenti perdute, se pur sottoposte a regole “filologiche” di correzione e normalizzazione che ne rendono oggi difficilmente individuabile la lezione originale. Nel 1552 il Domenichi fu condannato per aver partecipato alla pubblicazione della Nicodemiana di Calvino ma, grazie all’intervento di Renata di Francia, l’ergastolo fu commutato nella reclusione di un anno nel convento di Santa Maria Novella. Negli anni seguenti i viaggi al di fuori di Firenze si fecero sempre più frequenti e nel 1554 tentò di avviare una stamperia a Pescia. Nel 1559 ottenne da Cosimo la carica di storiografo ufficiale di corte e la commissione di una Storia delle guerre di Siena che tuttavia non vide mai la luce (il ms. è conservato alla Bibl. naz. di Firenze) in quanto verosimilmente il duca perse interesse per il progetto, che intanto andava via via dilatandosi, e ritirò il finanziamento. Perso questo appoggio e finita la collaborazione con il Torrentini, che morirà nel ’63, gli ultimi anni furono piuttosto tormentati. Egli cercò invano impiego a Roma e a questo periodo risale la pubblicazione dei Dialoghi (Venezia, 1562); al suo ritorno a Firenze tuttavia non fu reintegrato a palazzo e, caduto in disgrazia, si stabilì più o meno definitivamente a Pisa. Qui morì per una malattia improvvisa tra il 20 e il 22 agosto 1564.

Domenichi e gli ambienti ereticali

I primi contatti del Domenichi con gli ambienti ereticali avvennero a Padova e Pavia durante gli studi universitari e dovettero proseguire anche a Venezia dove pubblicò la traduzione Del bene della perseveranza (1544) di Agostino per il noto editore eterodosso Andrea Arrivabene. L’interesse per le idee religiose eterodosse si evince chiaramente dalle sue scelte editoriali come le traduzioni di Cornelio Agrippa (Della vanità delle scienze, Venezia, 1547), di Luciano (Due dialoghi, Firenze, 1548) e di Erasmo. Anche lo stampatore fiammingo Lorenzo Torrentino con il quale collaborò a lungo aveva spiccati interessi religiosi esoterici e per la sua tipografia curò, fra gli altri, L’idea del theatro (1550) di Giulio Camillo, il Paragone della Vergine e del Martire (1554) di Erasmo, gli Hieroglyphica (1556) di Valeriano.
Tuttavia l’episodio più clamoroso fu senza dubbio la pubblicazione clandestina della Nicodemiana di Calvino del 1552 (sempre clandestinamente avrebbe pubblicato nel 1557 i Commentarii di Johann Sleidan) per la quale il Domenichi fu condannato all’incarcerazione a vita, pena poi ridotta grazie all’intervento della nota protettrice dei riformati, Renata di Francia. Si trattava della traduzione del libello Excuse à Messieurs les Nicodémites in cui il riformatore ginevrino si scagliava contro i partigiani della Riforma che non osavano confessare pubblicamente la loro fede. L’opuscolo fu stampato su iniziativa di un gruppo capeggiato da Lodovico Manna, Cornelio Donzellini e Lelio Carani. Secondo Garavelli a essere presi di mira erano soprattutto i valdesiani che non a caso erano particolarmente radicati nella città di Firenze. Resta da stabilire quale fosse il reale coinvolgimento del Domenichi nell’impresa, ovvero se egli avesse semplicemente messo a disposizione le sue competenze di traduttore, se avesse agito per denaro o se, invece, fosse stato mosso da motivazioni ideologiche. L’introduzione all’opera sembra rivelare una fedele adesione alle idee di Calvino ma non risolve il paradosso che spinse il Domenichi, che non aveva mai preso finora posizioni esplicite riguardo alla sua fede, a pubblicare proprio un’invettiva contro i nicodemiti.
Del resto, soprattutto negli ultimi anni di vita, non mancò di curare anche opere ortodosse in linea con le dottrine tradizionali nel probabile tentativo di una riabilitazione nell’Italia post-tridentina, come la promozione del Dialogo di due pellegrini, intitolato scudo e spada della Fede (1561) di Nicole Grenier tradotto da Antonio Buonagrazia e la traduzione del Libro della grazia del libero arbitrio di Agostino (1563). Anche la sua morte non fu priva di illazioni in quanto l’amico Timoteo Bottonio interpreta l’impossibilità di parlare del Domenichi sul letto di morte, dovuta a una probabile ischemia cerebrale, e quindi il mancato ricevimento dei sacramenti come un consapevole rifiuto.
In definitiva sembrerebbe che l’ambiguità del Domenichi non vada tanto imputata a un mal celato nicodemismo ma all’appartenenza durante gli anni giovanili a un contesto di fermento culturale e religioso al quale si sarebbe accostato con la curiosità intellettuale che distingueva molti eruditi del tempo. Il Concilio e i fatti che ne derivarono uniti all’esperienza della reclusione resero pericolosa qualsiasi forma di equivocità confessionale portandolo a operare una scelta netta di piena adesione al cattolicesimo.

Opere principali

Opere originali e raccolte

  • Lodovico Domenichi, Rime, Venezia, Gabriel Giolito, 1544.
  • Facetie et motti arguti di alcuni eccellentissimi ingegni, et nobilissimi signori raccolti da M. Lodovico Domenichi, Firenze, [Lorenzo Torrentino], 1548.
  • Lodovico Domenichi, La Nobiltà delle donne, Venezia, Gabriel Giolito, 1549.
  • Lodovico Domenichi, Historia […] di detti, e fatti degni di memoria di diversi principi e huomini privati antichi, et moderni. All’Illustriss. et Reverendiss. Signore il S. Cardinal di Trento, Principe d’Imperio, et governatore dello Stato di Milano, Venezia, Gabriel Giolito, 1556.
  • Lodovico Domenichi, Progne, Firenze, Giunti, 1561.
  • Lodovico Domenichi, Dialoghi […], Venezia, Gabriel Giolito, 1562.
  • Lodovico Domenichi, Le due cortigiane, Firenze, a stanza di Giorgio Marescotti [f.lli Torrentino], 1563.
  • Lodovico Domenichi, La Donna di Corte, discorso […] nel quale si ragiona dell’affabilità & honesta creanza da doversi usare per Gentildonna d’Honore, Lucca, [per il Busdrago, ad istanza di Bernardin Fagiani], 1564.

Traduzioni

Per l’elenco completo delle traduzioni e delle curatele si veda la Bibliografia su Lodovico Domenichi approntata da Enrico Garavelli per il sito Nuovo Rinascimento.

Edizioni moderne

  • Il canzoniere inedito del Domenichi mantovanizzatosi : British Library, ad. 16557, a cura di Francesco Filippo Minetti, Pisa, ETS, 2003.
  • Lodovico Domenichi, Rime, a cura di Roberto Gigliucci, Torino, RES, 2004.
  • Lodovico Domenichi, Le due cortigiane, a cura di Vincenzo d’Amelj Melodia, Potenza, Ermes, 2006.

Bibliografia

  • Alessandro D'Alessandro, Prime ricerche su Ludovico Domenichi, in AA. VV., Le corti farnesiane di Parma e Piacenza (1545-1622), vol. II, «Forme e istituzioni della produzione culturale», Roma, Bulzoni 1978, pp. 171-200.
  • Enrico Garavelli, Per Lodovico Domenichi. Notizie dagli archivi, in «Bollettino Storico Piacentino», XCVI, II, 2001, pp. 177-208.
  • Enrico Garavelli, Lodovico Domenichi e i “Nicodemiana” di Calvino: storia di un libro perduto e ritrovato, con una pres. di Jean-François Gilmont, Manziana, Vecchiarelli, 2004.
  • Enrico Garavelli, Lodovico Domenichi Nicodemita?, in Il Rinascimento italiano di fronte alla Riforma: letteratura e arte, Atti del Colloquio Internazionale, London, The Warburg Institute, 30-31 gennaio 2004, a cura di Chrysa Damianaki, Paolo Procaccioli, Angela Romano, Manziana, Vecchiarelli, 2005, pp. 159-175.
  • Angela Piscini, Domenichi, Ludovico, in DBI, vol. 40 (1991).

Article written by Federica Greco | Ereticopedia.org © 2015

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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