Leone X, papa

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Leone X, al secolo Giovanni de' Medici (Firenze, 11 dicembre 1475 – Roma, 1º dicembre 1521) fu papa dal 1513 al 1521.

Biografia

Figlio di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini, fu avviato sin da piccolo alla carriera ecclesiastica.
A soli 13 anni venne nominato cardinale da Innocenzo VIII, anche se, per non destare scandalo, assunse i titoli al compimento del sedicesimo anno. Nel 1492 morì il padre, e nel 1493 il papa che l'aveva nominato. L'elezione di Alessandro VI nel 1493 e la caduta del regime mediceo nel 1494 lo misero in grande difficoltà. In questo periodo decise di intraprendere un viaggio per l'Europa con altri membri della sua famiglia, tra i quali il cugino Giulio (il futuro Clemente VII). Nel 1500 si ristabilì a Roma. Nel 1503 fu eletto Giulio II, che ebbe grande stima del cardinale Medici, la cui influenza in curia aumentò a dismisura a partire dalla svolta papale antifrancese del 1510 (i Francesi proteggevano la Repubblica fiorentina del gonfaloniere Soderini, contro cui i Medici tramavano un colpo di stato). Sovrintendente all'esercito pontificio, fu catturato dai Francesi nella battaglia di Pavia del 1512, poi liberato. Lo stesso anno, alla caduta della Repubblica, si impadronì di Firenze, che governò in prima persona in quanto ormai divenuto il capo della sua famiglia.

Nel 1513 (11 marzo) avvenne la sua elezione al papato. Leone X condusse una politica tutta tesa a difendere le posizioni della sua famiglia. Assegnò il governo di Firenze al giovane Lorenzo e fece cardinale il cugino Giulio (al quale nel 1518, alla morte di Lorenzo, assegnò il governo di Firenze). Ma fu anche attento alle istanze della riforma della Chiesa, suscitando grandi speranze, come attesta il Libellus ad Leonem X che Giustiniani e Querini gli indirizzarono poco dopo la sua elezione. Risolse lo scisma del concilio di Pisa convocato dai Francesi in funzione anti-Giulio II e convocò il concilio Lateranense V. La politica estera del suo papato, gestita dal fedelissimo cardinale Bibbiena, fu costantemente anti-francese, in continuità con l'utimo Giulio II.

Nell'aprile 1517 il cardinale Alfonso Petrucci ordì una congiura per ucciderlo, fallita. Leone X ne approfittò per imporre un rinnovamento del collegio cardinalizio, nominando ben 31 nuovi cardinali (la più grande creazione cardinalizia della storia della Chiesa), per la maggior parte suoi fedelissimi, tra i quali figuravano peraltro due figure di spessore come Egidio da Viterbo e Tommaso de Vio (il cardinale Caetano).

L'affaire luterano colse Leone X, imbevuto di neoplatonismo e favorevole all'erasmismo, del tutto impreparato. Sulle prime adottò una tattica attendista che si rivelò totalmente fallimentare. Il 15 giugno 1520 arrivò poi la dura condanna dell'agostiniano tedesco (bolla Exsurge domine). Nello stesso anno Carlo V, già re di Spagna dal 1516, aveva assunto il titolo di imperatore, il che portò a un'inedita e straordinaria concentrazione di potere nelle sue mani. Leone X aveva cercato di impedirne l'elezione, favorendo strumentalmente le mire di Francesco I re di Francia sul titolo imperiale, nella speranza che il contrasto tra i due grandi sovrani spingesse la corona imperiali nelle mani di un "debole" principe tedesco. Assunta la sconfitta diplomatica, la sua politica si adattò alle esigenze del momento e si tramutò in filoimperiale: l'8 maggio 1521 stipulò una lega con l'Impero contro contro Turchi, principi tedeschi luterani, Francesi e Veneziani. La conseguenza fu la cacciata dei Francesi dallo Stato di Milano. Poco dopo questo successo, la morte lo colse il 1° dicembre 1521.

Bibliografia

  • Rudolf von Albertini, Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Einaudi, Torino 1970.
  • Ludwig von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio evo, vol. IV, Storia dei papi nel periodo del Rinascimento e dello scisma luterano dall'elezione di Leone X alla morte di Clemente VII (1513-1534), t. I, Leone X, Desclée, Roma 1908: ENpt1; ENpt2
  • Marco Pellegrini, Clemente VII in EP, vol. 3.

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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