Gostanza da Libbiano

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Gostanza da Libbiano, nata attorno al 1535, morta dopo il 1594, è stata una donna processata per stregoneria a San Miniato.

Dopo esser rimasta vedova, questa vecchia tessitrice si era trasferita a Libbiano e in seguito a San Miniato, praticando le attività di levatrice e guaritrice. Proprio a San Miniato (luogo appartenente al Granducato di Toscana, ma facente parte della diocesi di Lucca) fu sottoposta nel novembre 1594 a un processo inquisitoriale, nel corso del quale, evidentemente stremata dalla carcerazione e dalla tortura, confessò di aver praticato malefici contro i propri compaesani, di aver avuto rapporti carnali con il diavolo e di aver partecipato al sabba.
Quello di Gostanza è un caso emblematico e abbastanza classico di un individuo solo ed isolato, che attira i sospetti della comunità: un capro espiatorio delle tensioni e delle sofferenze sociali di un piccolo paese. Tuttavia il processo non si concluse con una sentenza esemplare come avrebbe probabilmente voluto il rigido vicario inquisitoriale locale, il giovane frate francescano Mario Porcacchi, la cui azione fu frenata dall'intervento del più anziano, esperto ed autorevole inquisitore di Firenze, Dionigi Sanmattei, ed infine Gostanza fu liberata (pur costretta ad allontanarsi da San Miniato), a testimonianza dello scetticismo delle gerarchie ecclesiastiche verso le confessioni delle streghe rilasciate sotto tortura.

La vicenda della presunta strega è stata oggetto di un film del regista Paolo Benvenuti prodotto nel 2000.

Bibliografia

  • Franco Cardini (a cura di), Gostanza, la strega di San Miniato, Laterza, Bari-Roma 1989.
  • Laura Caretti, Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti, ETS, Pisa 2000.

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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