Papino, Girolamo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Girolamo Papino è stato un inquisitore domenicano del XVI sec., sospettato di eresia.

Nato a Lodi, entrò nel convento di San Domenico a Bologna nel 1516 e vi compì tutta la sua formazione fino a diventare reggente dello Studio annesso al convento nel 1547 (ma nel frattempo insegnò anche a Ferrara). Uomo di fiducia del duca Ercole II, fu amico del cardinal Morone, cosa che non mancò di attirare sospetti anche su di lui. Nel 1536 fu nominato dall'Inquisitore di Ferrara Tommaso Maria Beccadelli suo vicario generale. Dal 1543 al 1546 Beccadelli fu trasferito all'Inquisizione di Bologna e Papino gli subentrò con pieni poteri. Nel 1546 Beccadelli, pur restando Inquisitore di Bologna, assunse di nuovo anche l'inquisitorato di Ferrara e Papino riprese le antiche veci di vicario. Nell'ottobre 1548 Papino fu quindi ridesignato Inquisitore di Ferrara, malgrado le molte resistenze alla sua nomina anche all'interno del suo ordine. Il suo operato da inquisitore assai "moderato" suscitò peraltro grandi malumori. Nell'ottobre 1550 approvò la stampa dell'Epistola alli cittadini di Riva di Trento di Giorgio Siculo. Di fatto protesse, per quanto poté, il Siculo e i suoi seguaci. Morì nel febbraio 1557, sempre più circondato dai sospetti.

Bibliografia

  • Processo Morone2, vol. I, pp. 855-856, nota 21 (e bibliografia ivi).
  • Adriano Prosperi, L'eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Feltrinelli, Milano 2000.
  • Adriano Prosperi, Girolamo Papino e Bernardino Ochino: documenti per la biografia di un inquisitore, in Id., L'Inquisizione romana. Letture e ricerche, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2003, pp. 99-124.
  • Laura Turchi, Papino, Girolamo, in DBI, vol. 81 (2014).

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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