Curiazio, Giovanni Paolo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Giovanni Paolo Curiazio o Curiazi (Nazzano, 1536 – Civita Castellana, 8 ottobre 1607), con un passato da capitano di ventura e uomo d’armi, ha iniziato a frequentare l’Oratorio ai tempi di S. Giovanni dei Fiorentini, legandosi strettamente a Filippo Neri e ai padri del sodalizio filippino. Nell’autunno del 1578 è stato accolto come fratello laico dalla famiglia oratoriana della Vallicella, occupandosi per lo più di questioni finanziarie, spesso affiancato a Pompeo Pateri, e amministrando per conto della Congregazione la tenuta di Carbognano, che rese più redditizia e contribuì ad ampliare nel corso degli anni.

Biografia

Giovanni Paolo Curiazio, originario di Nazzano, nella Valle del Tevere, nacque intorno al 1536 da una famiglia di condizione agiata e di buona reputazione. Da giovane si diede alla carriera militare, diventando capitano di ventura e facendo esperienza come uomo d’armi anche in Francia, dove fu assoldato in virtù del riconosciuto valore. Conclusa la sua carriera militare, Curiazio decise di fare ritorno in patria. A Roma iniziò a frequentare gli esercizi dell’Oratorio già prima del loro trasferimento alla Chiesa Nuova e si legò presto a Filippo Neri, lasciandosi conquistare dal suo carisma, dall’attrattiva della parola e dalle pratiche devozionali dei suoi più antichi discepoli1. Seguendo l’esempio di Bernardino Corona e Ludovico Parigi, considerate persone devote, ma anche dotate di uno spiccato senso pratico, nell’autunno del 1578 entrò stabilmente nella comunità filippina di S. Maria in Vallicella come fratello laico, ma considerato membro «onorario» al pari di altri antichi soggetti2.
Al tempo in cui Giovanni Paolo Curiazio entrava a far parte stabilmente del sodalizio oratoriano, si era da poco concluso il trasferimento dei padri filippini da S. Giovanni dei Fiorentini alla Vallicella, iniziato due anni prima alla spicciolata. Stando alla testimonianza di Cesare Baronio, futuro autore degli Annales Ecclesiastici e successore del Neri alla guida dell’Oratorio, padre Filippo aveva inviato il primo nucleo di residenti alla Vallicella l’1 agosto del 1576. Tra i primi a trasferirsi fu proprio il sorano Baronio, con Giovanni Antonio Lucci e Francesco Maria Tarugi, che poteva esibire legami di parentela con alti prelati e con i pontefici Giulio III e Marcello II, zio materno di Roberto Bellarmino3. Poco dopo si aggregò al terzetto anche Germanico Fedeli, originario di Ripatransone come lo zio Alessandro, che con Lucci lavorò al radicale rifacimento di S. Maria in Vallicella e vide «rovinare la chiesa vecchia, fondar la nova et fabricarla»4. Filippo Neri ordinò infatti a Lucci di assumere fin dall’inizio il ruolo di sovrintendente alla fabbrica della Vallicella, che fu riedificata dalle fondamenta e per questo motivo fu poi chiamata “Chiesa Nuova”, affidando a Germanico Fedeli il compito di fargli da assistente5. Il 3 febbraio 1577 Alessandro de’ Medici celebrava la Messa inaugurale alla Chiesa Nuova, sede definitiva dei padri filippini. Il 15 marzo dello stesso anno si tenne alla Vallicella la prima assemblea dei padri dell’Oratorio, a cui la bolla di fondazione Copiosus in misericordia Deus, emanata il 15 luglio 1575 da Gregorio XIII, riconosceva ampia facoltà «di far Decreti e Costitutioni pel buon governo di essa»6.
Nella Congregazione dell’Oratorio Gian Paolo Curiazio viene ricordato per la sua totale dedizione alla causa comune e l’abilità mostrata nel condurre a buon esito gli incarichi assegnati, che furono essenzialmente di carattere finanziario e amministrativo. In questo ambito specifico, operò spesso di concerto con il padre pavese Pompeo Pateri e a stretto contatto con i soggetti più autorevoli della prima generazione. Tra il 1582 e il 1583 la Congregazione dell’Oratorio entrò in possesso di due proprietà terriere fuori Roma – la prima a Frascati, la seconda a Carbognano – e il nome di Curiazio è legato con quello di Pateri a entrambi i possedimenti. In particolare, le Memorie di Pompeo Pateri costituiscono una miniera di notizie di prima mano su queste proprietà di fondamentale importanza per la Congregazione, precisando come e con quali risorse siano state acquistate, chiarendo le varie fasi di ampliamento dei luoghi e confermando la loro destinazione, peraltro non esclusiva, a luogo di riposo e di convalescenza non solo per i padri e i fratelli stanchi o ammalati, ma anche per gli ospiti dell’Oratorio7. Al principio di gennaio del 1582 Silvio Antoniano, fra i più antichi e amati discepoli di padre Filippo, donò alla Congregazione una vigna acquistata quattro anni prima a Frascati8. Antoniano aveva incaricato Pompeo Pateri e Giovanni Paolo Curiazio, fin dal 1577, di trattare con un certo Gabrielli la compera di questo luogo. L’affare fu concluso il 6 dicembre di quell’anno per una cifra di 100 scudi e Silvio Antoniano, cedendo questa vigna alla Congregazione come dote della sua cappella gentilizia eretta nella Chiesa Nuova, l’aveva valutata 140 scudi sui 500 concordati per la dotazione9.
Il 2 febbraio del 1582 i padri dell’Oratorio avevano steso in forma solenne un atto con cui venivano nominati procuratori per tutte le operazioni finanziarie della Congregazione – vale a dire contratti, esazioni, affitti, comparizioni in giudizio – Tommaso Bozio, di formazione giuridica, e Gian Paolo Curiazio, entrambi presenti al momento della sua redazione, con Giovan Battista Picciolotti, figlio spirituale di Filippo Neri, dichiarato assente10. Dopo la donazione dell’Antoniano, e grazie alla supervisione di Curiazio, furono aggiunti alla proprietà originaria altre particelle di terreno. Sul podere di Frascati Antonio Sala fece costruire «una casa con proprii soi dinari» da donare alla Congregazione, i cui lavori termineranno presumibilmente entro marzo del 158711. In attesa di poterla abitare, sul finire del 1582 si decise di prendere provvisoriamente una casa in fitto a Frascati e a tal fine fu stanziata una somma di 18 scudi12. Col tempo il podere di Frascati, particolarmente amato e frequentato dal Baronio negli ultimi anni della sua vita, diventò un luogo di svago e riposo molto apprezzato dai padri filippini. Tuttavia, più che la proprietà di Frascati, fu la casa rurale di Carbognano, nel Viterbese, con l’annessa vasta tenuta, a rivelarsi estremamente redditizia per la Congregazione. I primi terreni, come si dirà più avanti, furono acquistati nel 1583 e proprio grazie a essi l’Oratorio potrà disporre di una sua proprietà, con ampie e diversificate entrate, in progressiva e rapida espansione anche grazie al costante lavoro e alla generosità di soggetti interni alla Congregazione come Curiazio e Pateri13.
Nel corso degli anni Novanta Giovanni Paolo Curiazio patì frequenti e ricorrenti malanni. Nel 1596, mentre si trovava a Frascati, fu costretto a trattenersi nella villa rurale perché malato. In Congregazione i padri deliberarono nel settembre del 1597 di affidare a Curiazio e Antonio Sala la cura della residenza di Frascati, con l’impegno di realizzarvi i necessari lavori e coltivare periodicamente la terra14. Ciò non impediva a Curiazio di curare con sacrificio e abnegazione anche la tenuta di Carbognano, dove era regolarmente presente, dolendosi però nel giugno del 1602 con Flaminio Ricci – da poco eletto alla guida della Congregazione, succedendo come preposito ad Angelo Velli – di non poter sempre rendere omaggio di persona agli amati padri dell’Oratorio, e in particolare al neoeletto Preposito, come invece avrebbe desiderato15. Ma l’anno seguente si iniziò a temere seriamente per la sua salute. Nel mese di maggio del 1603 Gian Paolo Curiazio si trovava secondo consuetudine a Carbognano e a Roma giunse notizia di un incidente occorsogli in una delle sue trasferte di lavoro nel Viterbese. Flaminio Ricci, che nei suoi confronti nutriva un particolare affetto, gli scrisse parole accorate, precisando che alla comunità romana interessava più di ogni altra cosa la sua salute, ragion per cui avrebbe fatto bene a rientrare a Roma, dove le cure per risanarlo sarebbero state senz’altro migliori: «Se ne venghi o stia a suo piacere con li predetti fini solamente del suo giovamento corporale e spirituale, e non altrimenti, perché tutti quaerimus et diligimus te, in Domino: amamo e cercamo voi nel Signore, non le cose vostre»16.
Nonostante i frequenti acciacchi della vecchiaia, anche negli ultimi tempi Curiazio rientrava regolarmente ogni anno, per qualche giorno, nella sua Nazzano. Il 2 ottobre 1607 si mise in marcia da Carbognano verso la sua patria con un cavallo preso in prestito dall’amico Giovan Battista Picciolotti, ma quasi a metà del percorso, nei dintorni di Civita Castellana, ebbe un improvviso malore e fu costretto a fermarsi presso un nipote medico che viveva in quella zona. Giovanni Paolo Curiazio non si riprese e si spense in quel borgo nel giro di una settimana, l’8 ottobre, all’età di settantun anni. La notizia della sua morte, raccolta da Giovan Battista Picciolotti a Carbognano, fu da questi comunicata tempestivamente ai padri dell’Oratorio, assicurando il celere trasferimento della salma alla Vallicella17. Nel suo testamento, rogato il 16 ottobre 1604, aveva designato erede universale dei suoi beni la Congregazione dell’Oratorio, chiedendo espressamente di essere sepolto nella Chiesa Nuova. La sua salma fu perciò deposta in una sepoltura individuata dai padri dell’Oratorio all’ingresso della chiesa18.
I padri filippini commemorarono solennemente, sia a Roma sia a Napoli, «il fratello tanto antiquo e benemerito della Congregatione»19. Pur avendo particolare familiarità con Filippo Neri, è interessante rilevare che Curiazio non fu chiamato a deporre al processo di canonizzazione. Un suo profilo si legge nella raccolta di biografie messa insieme da Paolo Aringhi, da considerarsi una fonte assai preziosa per la storia della Congregazione nel Cinque e Seicento, di cui l’erudito filippino fu curatore e per molte di esse anche autore. La Vita di Giovanni Paolo Curiazio, compresa nella sezione dedicata alle Vite di alcuni fratelli laici di Congregatione, si trova nel terzo volume vallicelliano e di essa Aringhi compilò due brevi versioni corrispondenti ai numeri XXXI e LXIX20.

Giovanni Paolo Curiazio e la tenuta oratoriana di Carbognano

Grazie alla sua condizione agiata, Giovanni Paolo Curiazio fu generoso nelle elemosine e spese una parte non esigua dei suoi averi per finanziare lavori e interventi edilizi nella tenuta di Carbognano, che prima di diventare contea dei Colonna, era dominio dei Farnese. Il nucleo originario della proprietà di Carbognano fu donato alla Congregazione, subito dopo la compravendita, da Giovan Battista Picciolotti, singolare personalità di benefattore assai devoto a padre Filippo, che nel giugno del 1583 aveva acquistato per 80 scudi la casa con terreni annessi posseduta dal cardinale Alessandro Farnese21. Stando al resoconto di Pompeo Pateri, alla transazione avrebbe partecipato con una quota anche Fabrizio Mezzabarba, noto per la sua generosità e la dedizione all’Oratorio22. Quanto a Picciolotti, vero artefice dell’insediamento filippino a Carbognano, il discepolo del Neri porterà a termine altri acquisti in questa zona, trasferendoli alla Congregazione il 6 novembre 1611 con l’evidente obiettivo di favorire l’espansione dell’insediamento oratoriano a Carbognano23.
Giovan Battista Picciolotti era persona di fiducia di Lavinia della Rovere, moglie di Paolo Orsini e marchesa di Lamentana, che contribuì con propri mezzi al primo ampliamento della proprietà di Carbognano. La nobildonna, all’epoca settantenne, si fece infatti carico dei costi del restauro della chiesa di Sant’Eutizio, che il 1° aprile 1584 Gregorio XIII aveva deciso di unire, da un punto di vista catastale, a una delle vigne di proprietà della Congregazione, concedendola per il culto e i ministeri pastorali ai padri dell’Oratorio. Pateri fu incaricato da Lavinia della Rovere di occuparsi del restauro di Sant’Eutizio e dichiarò di aver ricevuto 80 scudi per i lavori di ristrutturazione24. In ogni caso, Sant’Eutizio doveva versare in condizioni davvero disastrose se il 25 maggio 1585, nel verbale steso in occasione dell’insediamento degli Oratoriani, rappresentati dai delegati Pateri e Curiazio, questa chiesa appariva «sine cura», «semper aperta ac animalibus et immunditiis exposita»25. Verso la fine dell’anno, grazie a un altro terreno acquistato il 20 dicembre 1584 dal Curiazio per conto della Congregazione, i padri filippini possedevano in questo territorio una tenuta costituita da un paio di oliveti, due vigne e due terreni con castagneti26. Nel periodo che va da dicembre 1589 al mese di aprile del 1590, Gian Paolo Curiazio acquistò di sua iniziativa altre particelle di terreno per ampliare le proprietà di Carbognano. Risulta poi che in data imprecisata Curiazio e Pateri avevano ulteriormente incrementato i possedimenti oratoriani, comprando insieme «alchuni pezzi di terra, canapine et castagneti press’alla vigna nostra di Carbognano di proprii dinari, con patto che morendo l’uno restassero all’altro»27.
Sta di fatto che a seguito di questo progressivo ampliamento fondiario, Giovanni Paolo Curiazio andava e veniva senza sosta da Carbognano, dove la sua presenza era considerata obiettivamente necessaria, ma sul versante romano lo reclamavano anche i padri della Vallicella. Sul finire degli anni Ottanta iniziò a soffrire in maniera sintomatica di calcolosi e nell’estate del 1589 si pensò di mandarlo ai bagni a riposarsi; tuttavia a settembre, da poco rientrato in comunità, fu costretto a ritornare Carbognano per la vendemmia, mentre alla Vallicella se ne sentiva già la mancanza. In definitiva, Gian Paolo Curiazio era considerato da tutti i padri «un soggetto molto utile alla Congregatione, nel suo genere, et di molta virtù et buono esempio»28. Non deve perciò meravigliare se nelle elezioni del 5 giugno 1593 i padri dell’Oratorio conferirono proprio all’amato Curiazio le funzioni di Deputato per Carbognano. Negli anni seguenti, in virtù di ulteriori acquisti e lasciti ereditari, i padri filippini ampliarono in maniera ancora più significativa le proprietà di Carbognano. Il nuovo secolo vide infatti la Congregazione acquisire per via testamentaria altri beni ubicati nel suo territorio: nel 1604 diventò erede dei terreni di proprietà esclusiva di Giovanni Paolo Curiazio, che furono accettati dopo la sua morte con decreto del 17 ottobre 160729; due anni dopo ottenne il lascito testamentario di Giovan Battista Picciolotti, morto nel decennio successivo il 12 luglio 1618; nel 1615 ereditò le proprietà di Angelo Picciolotti. Altri lasciti giunsero infine da Pompeo Pateri, indicati nel suo ultimo testamento dettato il 10 novembre 1624, cinque giorni prima del decesso. In esso confluirono anche le proprietà acquistate a Carbognano insieme a Curiazio, la cui morte lo aveva reso nel 1607 proprietario esclusivo, che furono anch’esse lasciate integralmente alla Congregazione a beneficio non solo dei padri, ma anche della gente locale, salvaguardandole nelle disposizioni testamentarie col vincolo dell’inalienabilità30.
Le entrate di questa ampia tenuta potevano considerarsi pingui e consistevano in olive, olio, vino, castagne, frutta, ghiande, grano, fave, fieno, lino, canapa e legna. Dall’allevamento delle capre si ricavava latte e formaggio. A queste entrate bisognava aggiungere, inoltre, la riscossione di fitti e pigioni. Assai più di Frascati, la tenuta di Carbognano fu utilizzata dai padri – e in alcune occasioni anche dai loro ospiti – come residenza estiva e luogo di ritiro. Del resto, è noto che in diverse circostanze Curiazio si trovava a Carbognano in compagnia di qualcuno dei padri della Vallicella e tra i frequentatori non occasionali di quella tenuta vi furono Agostino Manni, Pietro Peracchione, Giulio Savioli e Germanico Fedeli, desiderosi di trovare sollievo da qualche malanno o semplicemente bisognosi di rinfrancarsi in quel luogo agreste. Carbognano divenne dunque il luogo dove «sogliono i Padri andare per sollevarsi dalle cure continue della Congregatione»31. Per effetto dell’ampliamento progressivo ed espansivo delle proprietà di Carbognano, avvenuto nell’arco di un cinquantennio scarso e documentato da circa quaranta accessioni tra donazioni e acquisti di terre confinanti, i padri filippini presero atto delle obiettive difficoltà riscontrate nella sua gestione e pensarono bene di compilare per motivi essenzialmente pratici una Instrutione per il governo dei beni che possiedono i Padri della Congregatione dell’Oratorio di S. Maria in Vallicella di Roma in Carbognano e suo territorio, fatta l’anno 1628 d’ottobre32.
Nelle memorie filippine si racconta non senza enfasi che Gian Paolo Curiazio si trovava un giorno a Carbognano per sbrigare gli affari della Congregazione e in quella circostanza si diffuse la notizia della presenza nelle campagne delle pericolose soldatesche di Alfonso Piccolomini, un bandito che in quel periodo aveva conquistato una fama sinistra. Mentre i contadini si barricavano in casa o si davano addirittura alla fuga, Curiazio lasciò la proprietà dei padri filippini e con incedere tranquillo si fece incontro ai briganti, offrendo loro un pranzo per lasciare in pace la popolazione e considerare definitivamente chiuso l’incidente. Passata la bufera, la gente del luogo portò in trionfo Curiazio, proclamandolo loro salvatore. D’altra parte, è il caso di ricordare che padre Filippo lo chiamava scherzando «capitano de’ zingari» in virtù dei suoi trascorsi militari33. È probabile che questo episodio risalga all’autunno del 1590, non molto prima della cattura di Alfonso Piccolomini, avvenuta il 5 gennaio 1591, che fu poi impiccato a Firenze il 16 marzo dello stesso anno34. In quel periodo, sul finire del 1590, Giovanni Paolo Curiazio si trovava effettivamente a Carbognano per «costruire un poco di habitatione» nei terreni da lui precedentemente acquistati e poi donati alla Congregazione nel citato testamento del 16 ottobre 160435.

Fonti

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  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, 2 v., editi e annotati da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 (i due volumi corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera), vol. II, pp. 59n, 169n.
  • Pietro Giacomo Bacci, Vita di S. Filippo Neri fiorentino fondatore della Congregatione dell’Oratorio. … Hor’accresciuta di molti fatti e detti dell’istesso Santo, cavati da i Processi della sua canonizatione. Con l’aggiunta d’una breve notitia di alcuni suoi compagni. Per opera del m. rev. p. maestro f. Giacomo Ricci dell’ordine di S. Domenico …, in Torino, per Bartolomeo Zappata, 1676 [I ed. Ricci: «in Roma, appresso Francesco Tizzoni, 1672»].
  • Antonio Gallonio, La Vita di San Filippo Neri. Pubblicata per la prima volta nel 1601. Edizione critica a cura dell’Oratorio Secolare di S. Filippo Neri di Roma, a celebrazione del IV centenario della morte del Santo, con introduzione e note di Maria Teresa Bonadonna Russo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, Roma 1995, p. 193 e nota 384.
  • Il primo processo per san Filippo Neri nel codice vaticano latino 3798 e in altri esemplari dell’Archivio dell’Oratorio di Roma, edito e annotato da Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian, con la collaborazione di Carlo Gasbarri, 4 v., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1957-1963 [I: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1595, 1957; II: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1596-1609, 1958; III: Testimonianze dell’inchiesta romana: 1610. Testimonianze «extra urbem»: 1595-1599, 1960; IV: Regesti del secondo e terzo processo. Testimonianze varie. Aggiunte e correzioni alle note dei volumi I-III. Indice generale, 1963].
  • Fioravante Martinelli, Carbognano illustrato, in Roma, per Francesco de’ Laz., figl. d’Ignatio, 1694.
  • [Pompeo Pateri], Memorie lasciate dal p. Pompeo Pachi (sic!) per negozi e cose spettanti alla Congregazione dell’Oratorio, a cura di Maria Teresa Bonadonna Russo, in Ead., Le «Memorie» del p. Pompeo Pateri d. O., “Archivio della Società romana di storia patria”, 97, 1-4, 1974 (stampa 1975), pp. 39-146: 55-146.
  • [Antonio Talpa], Il trattato del p. Antonio Talpa sulle origini e sul significato dell’Istituto della Congregazione dell’Oratorio, a cura di Giovanni Incisa della Rocchetta, in “Oratorium”, 4, n. 1, 1973, pp. 3-41.

Bibliografia

  • Maria Teresa Bonadonna Russo, Introduzione a Paolo Aringhi, Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I, edito e annotato da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018, pp. I-XVII: VI, VII e nota 20, XV.
  • Generoso Calenzio, La vita e gli scritti del cardinale Cesare Baronio della Congregazione dell’Oratorio, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Tipografia Vaticana, Roma 1907.
  • Edoardo Aldo Cerrato, Il volto dell’Oratorio nel «De origine Oratorii» di Cesare Baronio, in Luigi Gulia, Ingo Herklotz, Stefano Zen (a cura di), Società, cultura e vita religiosa in età moderna. Studi in onore di Romeo De Maio, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2009, pp. 61-83.
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 2362 (Indice dei nomi di persona).
  • Anna Maria Corbo, L’archivio della Congregazione dell’Oratorio di Roma e l’archivio della Abbazia di S. Giovanni in Venere. Inventario, Tipografia editoriale, Roma 1964, pp. XXXI, XLVII.
  • Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963 1962, pp. 149-150.
  • Giovanni Incisa della Rocchetta, I discepoli di San Filippo a San Giovanni dei Fiorentini, in “Oratorium”, 6, n. 1-2, 1975, pp. 43-50.
  • Stefano Zen, Baronio storico. Controriforma e crisi del metodo umanistico, prefazione di Romeo De Maio, Vivarium, Napoli 1994.
  • Stefano Zen, Oratori devoti, combattenti spirituali, soldati di Cristo. Percorsi della perfezione cristiana in Italia nella prima età moderna, Loffredo, Napoli 2012, pp. 15-45 (cap. I, «L’Oratorio di Filippo Neri e la ‘perfezione’ della Chiesa primitiva»).
  • Stefano Zen, Filippo Neri e le «historie ecclesiastiche» di Baronio, in Paola Paesano (a cura di), Filippo Neri. Un santo dell’età moderna nel V centenario della nascita (1515-2015). Atti del Convegno di studi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 16-17 settembre 2015, Pliniana, Roma-Selci (PG) 2018, pp. 221-254.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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