Goineo, Giovanni Battista

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Giovanni Battista Goineo (Ioannes Baptista Goynaeus, Pirano d’Istria, 1514 – Germania, tra 1550 e 1578), medico e umanista, proveniva dalla famiglia dei Goina, nota a Pirano già nel XIV secolo. Il padre Francesco e il fratello Nicola conservarono la forma originaria del cognome.

Biografia

Scarse sono le notizie sulla sua giovinezza, anche se la sua data di nascita viene fatta risalire dagli storici attorno a 1514 sulla base del suo cursus studiorum. Goineo studiò a Pirano presso il maestro di grammatica Giovanni Antonio Petroni. Si recò quindi a Bologna, dove rimase affascinato dalle lezioni di Romolo Quirino Amaseo, noto umanista ed esperto di classici greci e latini. Goineo intervenne nella controversia sorta tra l’Amaseo e Sebastiano Corrado (1537) sull’attualità del latino nel dibattito sulla lingua, inaugurato dal Bembo e dai suoi accoliti con la pubblicazione delle Prose della volgar lingua (1525). Alla Defensio pro Romuli Amasaei auditoribus aduersus Sebastiani Corradi calumnias il Goineo fece seguire la pubblicazione della Disputatio de coniungenda sapientia cum eloquentia, che fungeva da appendice allo scritto apologetico dedicato al maestro. Nella Disputatio il Goineo tornava sul tema esposto da Giovanni Pico della Mirandola in una nota lettera ad Ermolao Barbaro (1485) sulla dignità letteraria del discorso filosofico. Goineo, che dovette aver scritto la Disputatio prima della Defensio, auspicava che alla sapienza (res) andasse sempre congiunto lo stile (verba), ma qualora vi fosse separazione, non si poteva che dare il primato al discorso filosofico.
Nel 1537 Goineo lasciò Bologna, viaggiò per qualche tempo e poi proseguì gli studi all'Università di Padova dove si laureò in artibus e in medicina il 5 giugno 1543. Qui frequentò le lezioni di Marcantonio Passeri da Genova, che teneva lezioni di filosofia prima, e di Francesco Frigimelica, professore di medicina e studioso di Galeno. Goineo non aveva abbandonato il suo interesse per gli studi letterari, e così si unì all’Accademia degli Infiammati, dove poté entrare in contatto con personalità del calibro di Alessandro Piccolomini, Sperone Speroni, Vincenzo Maggi, Bernardino Tomitano e Benedetto Varchi, solo per citare alcuni. Tuttavia, il fertile ambiente culturale padovano dovette riservare qualche malumore al giovane Goineo, perché a differenza della scuola del suo maestro che privilegiava l’uso del latino, l’indirizzo dato da Sperone Speroni all’Accademia era quello dell’uso pressocché esclusivo del vernacolare.
Durante il soggiorno padovano, Goineo pubblicò una miscellanea contente sei operette, pubblicate probabilmente a Venezia tra il 1543 d il 1546 (il colophon è privo di data e stampatore, ma si può supporre da elementi estrinseci, che si tratti di Giovanni Padovano, e che sia stata stampata comunque prima dell’Indice dellacasiano). La prima opera, che dà il titolo all’intero volumetto, Medici enchiridion ad quotidianam medendi exercitationem ex Galeno excerptum in Dialogus, quod philosophi et medici dogmatici iuriconsultos dignitate precedant è una raccolta di citazioni dalle opere di Galeno, un regesto bibliografico, con il quale Goineo attacca tutti quei medici che ignorano la cultura classica e le arti liberali, rendendo la professione un mero esercizio di lucro. Tra le personalità citate come riferimento antico e contemporaneo, oltre a Ippocrate e Galeno, compaiono Leonard Fuchs, Miguel Servet e il «iuvenem doctissimum» Girolamo Donzellino, ricordato poi per essere incappato nelle maglie dell’Inquisizione romana.
Un’altra opera, il Dialogus quod philosophi et medici dogmatici iuriconsultos dignitate praecedant, si rifà alla disputa delle arti che aveva dominato l’umanesimo quattrocentesco. Se, nel secolo precedente, la facoltà dei giuristi aveva ottenuto la corona rispetto a quella de medici e filosofi, ora si doveva tornare a considerare le tre artes come intrinsecamente unite e relate. Per fare questo, Goneo porta ad esempio alcune delle figure che avevano contrassegnato la sua formazione, tra Bologna e Padova: il Passeri, il Frigimelica, ma anche i filosofi Ludovico Boccadiferro, il medico Benedetto Vettori e il giurista Girolamo Prividelli
Nell’opera che segue, Quod nobiliora sint literatorum studia rei militaris peritia, Goineo tenta un confronto tra gli studi letterari e le arti militari, recuperando a tratti Erasmo nel Dulce bellum inexpertis, senza riuscire ad eguagliare l’autore per quanto riguarda l’uso della retorica.
Nel Paradoxum, quod latino potius quam vulgari sermone scribendum sit, dedicato al prete Nicolò Rossignoli, Goineo esorta i giovani ad imitare i grandi latinisti italiani del secolo, come Sannazzaro, Sadoleto e Flaminio, ma anche i bolognesi Amaseo e Bocchi. Tra gli umanisti della sua generazione Goineo menziona insieme ai suoi compagni padovani e bolognesi, anche Francesco Robortello, Francesco Florido, e Paolo Manuzio.
Ma è una breve operetta dedicata alla sua terra natale, il De situ Istrie, che desterà l’attenzione dell’Inquisizione. Al di là della polemica per l’uso delle fonti classiche storico-geografiche nell’opera del veneziano Pietro Coppo, Del sito dell’Istria, vengono citati tre piranesi, Marco Antonio Venier, Giovanni Antonio Petronio e Nicola Colantonio, che saranno accusati di sostenere proposizioni eretiche di lì a qualche anno. Della vicinanza del Goineo ai tre imputati dà notizia, involontariamente, il conte Cornelio Frangipane. Nel suo diario scrive di aver fatto un viaggio tra il 12 e il 17 agosto 1539, partendo da Trieste per raggiungere Capodistria e poi Pirano, e lungo il percorso avrebbe incontrato il vescovo Pietro Bonomo e, successivamente, il vescovo Vergerio, per incontrare poi i maggiorenti cittadini a Pirano. In quel tempo il Vergerio non aveva ancora maturata la sua separazione della Chiesa cattolica benché numerose fossero state la azioni volte ad una riforma della diocesi capodistriana. Allarmati da questi movimenti, con precoce intuizione già dal 1534 il nunzio Girolamo Aleandro aveva cominciato a perseguitare e a tradurre in carcere a Venezia gli esponenti di una presunta conventicola di eterodossi che agivano nella città di Pirano. Questi, trovati colpevoli, abiurarono e, come consuetudine, consegnarono agli inquisitori i nomi di altri cittadini coinvolti nell’eresia. Tra questi, appunto, il Venier, il Colantonio e il Petronio, ricordato come un «mastro di schola, eretico marcio […] che hebbe animo di leger san 'Paulo in modo de predicar in la chiesa de san Francesco in Pirano».
La prossimità agli ambienti riformati istriani, dove le idee eterodosse si erano diffuse fin degli anni Trenta, non giovò al Goineo, così come la sua indole lo coinvolgeva in dibattiti che potevano generare scandalo tra i suoi concittadini. Dopotutto la sua famiglia, benché ai margini della vita politica della città, sedeva nel Maggior Consiglio di Pirano, e Giovanni Battista stesso era un salariato della città, dove dopo il matrimonio aveva iniziato a lavorare come medico condotto. Aperte le indagini per il processo contro il vescovo Vergerio e proseguite le deposizioni dei suoi concittadini, il medico Goineo preparò la sua difesa. Il 6 maggio fu convocato tuttavia a Venezia, a San Teodoro, e alla prima udienza, il 28 maggio, difese le sue convinzioni: non potendo negare di «haver ragionato più fiate delle Scritture Sacre, nondimeno essendo […] ciò stato fatto per cagione di disputatione […] et come anco fare si suole ne i monasteri de' frati quotidianamente fra studiosi così sacri come secolari […], laonde se per sventura mia vi si sono trovati a tali disputationi et ragionamenti huomini idioti et materiali, ch'a guisa di pecore si cacciano sempre innanzi ad udire dove meno dovrebbeno, et hanno , come anco sono fatti, alla rovescia intese et interpretate le mie parole […] le ne prego et supplico ch'elle siino contente a guisa del celeste Padre, il qual sempre imitare et seguire debbiamo, havere compassione a questo mio fatto».
Tra le deposizioni raccolte contro di lui vi era quella del loquace Bernardino da Pirano, il quale aveva sostenuto innanzi al Sant'Uffizio, nel febbraio 1549, di aver sentito «più volte el medico de questa terra dir molte ma le cose, et specialmente sempre intacchando et sprezzando la chiesia et dicendo che'l non voleva chiesia che Christo». Secondo il frate, Goineo aveva espresso opinioni contrarie alla quaresima, affermando che fosse lecito assumere ogni tipo di cibo, persino la carne, nei giorni proibiti. Ancora, avrebbe sostenuto la comunione sotto entrambe le specie, che la vera Chiesa fosse quella "in spiritu" e che il voto della castità fosse cosa impossibile a sostenere e non gradita a Dio. Ma non era tutto. Goineo, «contrastò anco con ditto predicatore sopra la predestinatione, negando li mezi cioè le bone operationi, dicendo che Christo ha satisfatto per noi et che le opere nostre non sono meritorie» e venuto in discussione con prè Nicolò Rossignoli (al quale aveva dedicato il Paradoxum), avrebbe negato la bontà «de li mezi cioè le bone operationi, dicendo che Christo ha satisfatto per noi et che le opere nostre non sono meritorie», così come l'insussistenza del libero arbtrio.
Nella sua deposizione dello stesso mese, anche fra Antonio da Spalato confermò quanto detto dal confratello, e anzi aggiunse che negava l'autorità del pontefice e sosteneva che «quando un sacerdote è in peccato perde la authorità de assolvere da peccati, et che ogniuno fin el nostro famiglio pò administrar el sacramento dell'altare, et ogni hora; et che 'l non cognosceva altra chiesia che Christo, biasmando la chiesia perché non comunicava i laici sub utraque specie». Frate Antonio chiamava a testimoni dal superiore del proprio convento fino ai conversi, ricordando con disapprovazione quando Goneo «contrastò de sacramento et sacrificio dell'altare, dicendo che "la chiesia pò errar anche in his quod fidei sunt».
Le dichiarazioni dei Goineo non dovettero convincere il tribunale e così venne convocato alla seconda udienza per il 10 giugno successivo. Questa volta venne dichiarato «heretico notorio, et stante la sua contumacia et prout in processu ostinato et confesso», e bandito dai territori della Repubblica di Venezia, non essendosi presentato di fronte ai giudici. Si sarebbe rifugiato in Germania e di lui non si ebbero più notizie.
Nel 1577 anche il fratello di Giovanni Battista, Nicola, fu oggetto delle attenzioni della giustizia, dal momento che si fece promotore di una sollevazione popolare antioligarchica a Pirano, prontamente soffocata dalle autorità. In questa circostanza, tra gli altri capi d’imputazione, fu accusato di eresia perché teneva in casa sua libri proibiti, riportati a Pirano dalla Germania dopo la scomparsa del fratello. Da queste informazioni si ricava che a quella data Giovanni Battista doveva essere già morto.

Opere

Fonti

  • Archivio di Stato di Venezia, S. Uffizio, Processi, b. 4, filza Contra Ioannem Baptistam Goyneum.
  • Archivio di Stato di Venezia, S. Uffizio, Processi, b. 8, filza 31, cc. 11r-v.
  • Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. It. 63 (= 5760), cc. 51-52.
  • Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. Lat. 50 (= 4238).

Bibliografia

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  • Silvano Cavazza, Goineo, Giovanni Battista, in DBI, vol. 57 (2001).
  • Silvano Cavazza, Profilo di Giovanni Battista Goineo, umanista piranese, in "Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno", XI, 1980-1981, pp. 135-170.
  • Silvano Cavazza, Umanesimo e Riforma in Istria: Giovanni Battista Goineo e i gruppi eterodossi di Pirano, in L'Umanesimo in Istria, a cura di Vittore Branca, Sante Graciotti, Leo Olschki Editore, Firenze 1983, pp. 91-115;
  • Sergio Cella, Il contributo istriano all'umanesimo padovano, in L’Umanesimo in Istria, a cura di Vittore Branca - Sante Graciotti, Leo Olschki Editore, Firenze 1983, pp. 119-132.
  • Emilio Comba, I nostri protestanti. Durante la Riforma nel Veneto e nell'Istria, a cura di Vincenzo Vozza, Aracne, Roma 2017.
  • Luigi Alberto Ferrai, Il processo di Pier Paolo Vergerio, in "Archivio Storico Italiano", XV, 1885, pp. 333-344; XVI, 1886, pp. 25-46.
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  • Antonio Miculian, La Riforma protestante in Istria. Pier Paolo Vergerio, Giovanni Battista Goineo e le comunità eterodosse a Capodistria nel XVI sec., in Riforma protestante in Istria - (Atti XIV), Centro di ricerche storiche, Rovigno 1983-1984, pp. 171-189.
  • Luigi Morteani, Notizie storiche della città di Pirano, in "Archeografo triestino", s. 2, XII, 1886, pp. 92-96, 147, 333; XIII, 1887, pp. 37-41, 44-47.
  • Baccio Ziliotto, Giovanni Battista Goineo, medico ed umanista piranese, Stabilimento Artistico Tipografico G. Caprin, Trieste 1910.
  • Salvator Žitko, Pietro Paolo Vergerio e la Riforma in Istria, in Pier Paolo Vergerio il Giovane, un polemista attraverso l'Europa del Cinquecento, a cura di Ugo Rozzo, Forum, Udine 2000, cit. pp. 318-320, 322, 326.

Article written by Vincenzo Vozza | Ereticopedia.org © 2022

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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