Vernaleone, Giovan Paolo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Giovan Paolo Vernaleone (Galatina, 1526 o 1527 - Napoli 1602?) è stato matematico, astrologo, filosofo e naturalista.

Biografia

Giovan Paolo Vernaleone, detto iunior per distinguerlo da Giovan Paolo senior, nacque a Galatina (San Pietro in Galatina) fra il 1526/1527 e morì a Napoli nel 1602 secondo la testimonianza di Arcudi. Discendente da una famiglia di nobili origini di Galatina - il padre, il medico Altobello Vernaleone apparteneva ad una famiglia patrizia- fu educato allo studio delle lettere greche, della filosofia e delle altre scienze, dalla matematica all’astrologia, alla magia naturale, all’alchimia, alla retorica, alla teologia. Suo zio e suo nonno furono arcipreti di Galatina. Fu esperto di lettere greche, eccellente matematico e astrologo di fama europea, tant’è che le sue Efemeridi e Natività erano molto ricercate e tenute in grande considerazione. Dopo la sua prima formazione nel paese d’origine, si trasferì a Napoli, dove partecipò ai dibattiti del circolo partenopeo distinguendosi per le sue doti. Fu sodale dei fratelli Giovan Vincenzo e Giovan Battista Della Porta, con i quali condivise l’interesse coltivato all’interno dell’Accademia dei Segreti per la filosofia della natura, l’alchimia, l’astrologia. Sembra che abbia collaborato con Giovan Battista Della Porta alla stesura dell’opera De Coelistis physiognomonia, contribuendo ad ordinare la materia e a fare i calcoli. Nell’ambiente partenopeo ebbe modo di confrontarsi con intellettuali di prim’ordine e la sua fama è legata anche alla rivendicazione dei diritti della comunità greca napoletana nel tentativo di preservarne la loro identità. Non lasciò nulla alle stampe e la ricostruzione del suo profilo biografico è possibile grazie alle notizie dei repertoires, alle dediche che gli rivolgono i suoi amici o a brevi cenni presenti in lettere o in qualche opera. Arcudi nell’opera Galatina Letterata offre un breve profilo biografico. Giovan Bernardino Longo lo menziona come «Maestro di tutti e Matematico eccellentissimo dei suoi tempi». Un’altra testimonianza è contenuta in una lettera datata 1590, da lui indirizzata a Giovan Vincenzo Pinelli di Napoli, del quale era stato maestro di lingua greca. Nell’Epistola Vernaleone rende noti i nomi dei possessori di un codice di Euclide, di origine salentina, fra i quali figurano Sergio Stiso di Zollino, Matteo Tafuri di Soleto, Gabriele e Candeloro da Martano e il prete Giacomo Rizzo tutti esperti e maestri di lingua greca e del cui magistero sembra si sia giovato, profondendo la sua esperienza e perizia filologica nel contesto della vivace polemica sviluppata a Napoli relativa al recupero della tradizione classica greca. Egli, sulle orme del Commandino, si schierò a favore dell’interpretazione letterale dei testi greci sulla base di una rigorosa analisi filologica, in contrapposizione all’orientamento di Maurolico teso a privilegiare un’interpretazione libera delle dottrine in essi contenute. Suoi discepoli furono Giovan Vincenzo Pinelli e il matematico Giuseppe Auria, il quale lo celebra nel trattato De Sphera quae movetur di Autolico di Pitane come uomo dottissimo non solo nelle discipline matematiche ma anche in tutte le altre scienze. A Napoli intorno al 1590 intessè un dialogo con Tommaso Campanella, quando questi era precettore dei figli del marchese di Lavello Mario del Tufo, con Giulio Cortese e Colantonio Stigliola, prefigurandosi le mutazioni di Stato che sarebbero dovute avvenire nel Regno. Nicola Antonio Stigliola, conterraneo di Giordano Bruno, accademico linceo, tipografo e letterato, al servizio di Giulio Cesare di Capua, principe di Conca, fu implicato in un processo inquisitoriale per sospetto di eresia, per aver esercitato pratiche contrarie al Santo Uffizio, a causa delle quali subì la prigionia dal 1595 al 1597. È verosimile che Vernaleone, che faceva parte del vivace sodalizio partenopeo dagli interessi naturalistici e riformistici, sia stato coinvolto nello stesso processo. Un documento contenente uno degli interrogatori e risalente all’8 dicembre del 1595, pur negando che Stigliola si era pronunciato contro le dottrine della chiesa, riconobbe che l’imputato avesse il capo piene di «suffisticarie» sul moto della Terra, tant’ è che compose un libro intorno al moto della Terra. A nulla valse il giudizio del principe di Conca per scagionare Stigliola dalle accuse di eresia. Egli fu arrestato e portato nelle carceri del Santo Uffizio dove erano rinchiusi Giordano Bruno e Tommaso Campanella. Protagonisti della vivacità intellettuale furono i fratelli Della Porta, intorno ai quali si riunirono matematici, filosofi naturalisti e astrologi mossi da un’ansia di rinnovamento e inclini a discutere e sposare il copernicanesimo. Tuttavia accanto a questi interessi naturalistici riguardanti l’osservazione e investigazione del cielo e le nuove dottrine cosmologiche ispirate da una forma di ribellione al principio aristotelico si profilava l’esigenza di riformare lo stato e la religione e lo spirito riformistico spesso sfociava in atteggiamenti ereticali e in profezie apocalittiche sulle eventuali mutazioni del regno. Alle discussioni sulle mutazioni di stato parteciparono Campanella, Stigliola ed altri, fra i quali sembra anche Vernaleone, che senz’altro prese parte al fecondo dibattito intessuto in seguito alle nuove scoperte scientifiche.
Tuttavia la testimonianza più fedele della mancata ortodossia del Vernaleone è offerta dal matematico Clavio Tedesco della Compagnia di Gesù, il quale lo annovera come eretico, pur essendo “tanto Catolico e pio”, ricordando il suo nome fra quelli che avevano pronunciato qualche dogma contrario ai buoni costumi e alla fede. In particolare Clavio Tedesco della Compagnia dei Gesuiti si recò in Napoli dal Vernaleone per avere chiarimenti in merito ad alcuni passi oscuri e difficili nell’ambito delle discipline matematiche. Vernaleone offrì il suo contributo con la promessa che Clavio, quando avrebbe stampato i Commentari a Euclide, riportasse il nome del Vernaleone sul manoscritto a testimonianza del prezioso aiuto da lui offerto. Non avendo Clavio adempiuto, Vernaleone lo querelò. In replica Clavio si giustificò affermando che nel manoscritto originale compariva il nome del Vernaleone, ma poi i revisori, ai quali spettava il compito di licenziare il testo alla stampa, si rifiutarono di inserire le spiegazioni del Vernaleone, quasi fosse un uomo eretico e che il suo nome figurava fra i dissidenti e ribelli ai dogmi della fede cristiana.
Un’ulteriore testimonianza dello spessore scientifico di Vernaleone è offerto da Cavazza nel suo Discorso sopra il Lapis Philosophorum. Vernaleone indagò i segreti dell’alchimia, di cui sembra sia stato profondo conoscitore. Nel suo trattato Cavazza, oltre a fare riferimento all’abitudine di Vernaleone di fare uso dell’acqua derivata dalla rugiada dopo sette distillazioni e mescolata con l’«Alcherme» e il «Dragiacinto», ne tesse lodi di «curiosissimo esploratore», ricordandolo fra i più famosi «segretisti» e alludendo anche ad alcuni suoi scritti nei quali si fa menzione di una pratica alchemica finalizzata alla cura delle lunghe e disperate infermità e utile per prolungare la vita: nel terreno dove ci sono le miniere dei metalli, «nella rugiada che cade da quell’aria, quando si coglierà copia, et poi si cuopre di fieno, o di secca paglia, si veggono gocciollari minutissime gocciole di vivo argento appiccate al fieno, et alla paglia…».
Vernaleone fu autore di Commenti e traduzioni a Euclide, come quella ai Data euclidei, ad Archimede, ad Apollonio, a Tolomeo, ma delle sue opere non resta nulla se non i riferimenti del suo discepolo Auria.
In assenza di ulteriori documenti che comprovino il coinvolgimento di Vernaleone in processi inquisitoriali, eccetto i riferimenti su menzionati, sembra che la conoscenza delle dottrine segrete, fra cui l’alchimia, l’esercizio dell’astrologia, la pratica delle arti divinatorie e la critica nei riguardi della dommatica ufficiale lascino presagire un atteggiamento eretico.

Fonti e bibliografia

  • Manoscritto VIII-D-75, Discorso sopra il Lapis Philosophorum del S. Gio Tomaso Cavazza, Biblioteca Nazionale di Napoli, cc. 195-208.
  • G. Auria, Autolici De Sphaera quae movetur liber … Omnia Scholiis antiquis et figuris illustrata: De Vaticana Bibliotheca deprompta, Josepho Auria Neapol. Interprete. His additae sun Maurolyci annotationes, Romae 1587.
  • Baptistae Portae Neapolitani Coelestis Physiognomoniae libri sex. Undequis facile ex humani vultu sextima inspectione, poterit ex conjectura futura praesagire, in quibus etiam astrologia refellitur, et inani set immaginaria demonstratur, Neapoli 1603.
  • Alessandro Tommaso Arcudi, Galatina Letterata, operetta nella quale si rappresentano Quarantaquattro personaggi, che hanno illustrato colle lettere la loro Patria di S. Pietro in Galatina. Al P. Fr. Alessandro Tomaso Arcudi dei Predicatori … Dedicata all’Eccellentissimo Signor D. Filippo Romualdo Orsino, Genova 1709.
  • Cesare Ripa, Iconologia del cavaliere Cesare Ripa perugino. Notabilmente accresciuta d’Immagini, di Annotazioni, e di Fatti dall’Abate Cesare Orlandi, Perugia 1766.
  • Baldassarre Papadia, Memorie storiche della città di Galatina nella Japigia, Napoli 1792, ristampa anastatica Galatina 1984.
  • Luigi Amabile, Fra Tommaso Campanella. La sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia, a cura di A. Morano, Napoli 1882, III, p. 28.
  • Luigi Amabile, Il Santo Officio dell’Inquisizione in Napoli. Narrazione con molti documenti inediti, a cura di S. Lapi, Città di Castello 1892.
  • Amilcare Foscarini, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d’Otranto estinte e viventi, Lecce 1903 (ristampa anastatica Bologna 1979), pp. 209-210.
  • Nicola Badaloni, I fratelli Della Porta e la cultura magica e astrologica a Napoli nel ‘500, in «Studi Storici» I (1959-1960), pp. 677-715.
  • Aldo Vallone, Civiltà letteraria a Galatina nel secolo XVI attraverso testi inediti, in Studi di storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, a cura di M. Paone, Galatina 1973, voll. 2, v. I, pp. 389-410.
  • Ugo Baldini, Una fonte poco utilizzata per la storia intellettuale: le «censurae librorum» e «opinionum» nell’antica Compagnia di Gesù, in «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento», XI (1985), pp. 19-67.
  • Giorgio Fulco, Per il «Museo» dei fratelli della Porta, in Il Rinascimento meridionale, raccolta di studi pubblicata in onore di Mario Santoro, Napoli 1986, pp. 3-73.
  • Ugo Baldini, La conoscenza dell’astronomia copernicana nell’Italia meridionale anteriormente al Sidereus Nuncius, Atti del Convegno Il Meridione e le scienze (secoli XVI-XIX) (Palermo, 14-16 maggio 1985), a cura di P. Nastasi, Napoli 1988, pp. 153-161.
  • Rosario Moscheo, Matematica, filologia e codici in una lettera inedita della fine del XVI secolo, in «Helikon» Rivista di tradizione e cultura classica dell’Università di Messina, A XXIII-XXIV, 1993-1994, pp. 159-241.
  • Rosario Moscheo, Giovan Paolo Vernaleone da Galatina, in Il delfino e la mezzaluna, Studi della Fondazione Terra d’Otranto, anno V 2018, pp. 141-178.

Nota bene

La presente voce è inclusa nell'ambito di un progetto, condiviso dai portali Ereticopedia e Storia della Campania, mirante alla costruzione collaborativa di un Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo. La versione della voce qui pubblicata si concentra in particolare sulla tendenze eterodosse presenti nel pensiero di Giovan Paolo Vernaleone; per un maggiore approfondimento, invece, del suo contributo allo sviluppo delle scienze naturali si rinvia alla versione della voce pubblicata alla pagina http://www.storiadellacampania.it/dssnn:vernaleone-giovan-paolo.

Article written by Luana Rizzo | Ereticopedia.org © 2020

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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