"Dizionario storico dell'Inquisizione" e sua ricezione storiografica

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Il Dizionario storico dell'Inquisizione e la sua ricezione storiografica
di Daniele Santarelli

Voci principali di riferimento: Inquisizione romana | Adriano Prosperi | Massimo Firpo | Giovanni Romeo
Vedi anche: "Tribunali della coscienza" e il dibattito storiografico sul peso dell’Inquisizione nella storia italiana

Nel 2010 è uscito per le Edizioni della Normale il Dizionario storico dell’Inquisizione, diretto da Adriano Prosperi con la collaborazione di Vincenzo Lavenia e di John Tedeschi. Il progetto era partito nel 2005: dapprima era previsto un agile strumento di consultazione, che sarebbe stato pubblicato da Laterza (il progetto di pubblicare con tale editore è stato in seguito abbandonato), poi l'opera si è trasformata in qualcosa di ben più ambizioso, ed il risultato finale sono stati quattro poderosi volumi - di cui tre di voci e uno di indici e bibliografia - ed un inserto iconografico. Prosperi portava quindi a compimento un progetto che era stato ideato nel 1981 da Armando Saitta, che aveva avviato ricerche preliminari per un Onomasticon degli inquisiti e degli inquisitori (ma l'opera non poté allora concretizzarsi).
Il Dizionario si propone come uno strumento innovativo, trattando di tutte e tre le grandi Inquisizioni moderne (romana, spagnola e portoghese) ma anche di quella medievale, e copre un vasto arco cronologico che arriva sino ai giorni nostri. In questa impresa Prosperi è stato affiancato da un comitato scientifico composto da Michele Battini, Jean-Pierre Dedieu, Roberto López Vela, Grado G. Merlo, José Pedro Paiva e John Tedeschi, oltre che da un comitato di redazione di giovani ricercatori coordinato da Vincenzo Lavenia. L'opera ha visto la partecipazione di 342 collaboratori di 12 differenti paesi, che hanno prodotto ben 1309 voci.

La presentazione di Adriano Prosperi

Nella Premessa Prosperi ha ricordato le difficoltà incontrate nella preparazione: "All’inizio di questa impresa non è mancato chi ci ha obiettato che forse era meglio attendere la maturazione di tante ricerche ancora in corso prima di tentare una raccolta sistematica delle conoscenze. Gli abbiamo risposto che l’opera a cui pensavamo non era una specie di archivio finale dove racchiudere tutto quello che c’è da sapere sul nostro soggetto, l’Inquisizione, ma uno strumento capace di alimentare la viva realtà degli studi e degli interessi, e che la sorte che gli auguravamo era quella di entrare nella circolazione sanguigna della cultura storica del nostro tempo per esserne metabolizzato e finalmente anche superato". Ancor più Prosperi ha deplorato "il disinteresse delle istituzioni statali di ricerca" verso l'opera, ricordando di essersi altresì imbattuto nel "franco e netto diniego di importanti editori"1. Tuttavia ha elogiato il risultato finale, definendo il suo Dizionario "uno strumento di informazione ricco ed esauriente dedicato alla storia dei tribunali ecclesiastici dell’Inquisizione operanti su base di una delega papale, dalle origini all’abolizione (quando e se vi è stata)", ed aggiungendo: "Le voci, scritte generalmente nel linguaggio più accessibile, riguardano persone, istituzioni e metodi comunque attinenti al tema. La parte più consistente è quella che segue il filo dei nomi: qui si incontrano molti pontefici romani, giudici, consultori, commissari locali e, insieme a loro, moltissimi inquisiti. E in questo ambito abbiamo cercato di riservare voci apposite non solo ai casi più celebri come quelli di Giordano Bruno e di Galileo Galilei, ma anche al maggior numero possibile di protagonisti dei moltissimi casi portati finora alla luce dalla ricerca"2.

La recensione di Massimo Firpo

Il Dizionario storico dell'Inquisizione è stato recensito su Il Sole 24 Ore da Massimo Firpo, che l'ha definito "opera coraggiosa", completando così il suo giudizio: "Un'opera senza dubbio per specialisti, che vi potranno trovare profili biografici di inquisitori e inquisiti, di grandi filosofi e oscuri funzionari, e voci su città sede di tribunali periferici, procedure processuali, dottrine teologiche, correnti di pensiero, ma anche su una miriade di temi scaturiti da quel dilatarsi dell'azione del Sant'Ufficio cui si è accennato, fino a investire molteplici aspetti della sensibilità e della pratica religiosa che coinvolgevano la vita quotidiana di tutti e si radicavano in profondità nel tessuto sociale. Non solo dunque un pur poderoso repertorio di informazioni, ma una cornucopia ricchissima di fatti, problemi, idee, prospettive, spunti per ulteriori approfondimenti in chiave diacronica o geografica, istituzionale o storiografica, biografica o tematica, che giungono fino al giorno d'oggi. Ma questo, forse, è anche il problema più difficile e delicato che il Dizionario ha dovuto affrontare. Nell'età moderna e contemporanea, infatti, la storia dell'Inquisizione ha coinciso a tal punto con quella dell'istituzione ecclesiastica, che alla fin fine risulta difficile isolare uno specifico campo inquisitoriale"3.

Due rassegne di studi sul Dizionario

Due rassegne di studi sul Dizionario storico dell'Inquisizione sono state pubblicate nel 2011 e nel 2013: la prima, a cura di Stefania Pastore, pubblicata negli Annali della Classe di Lettere e Filosofia della Scuola Normale Superiore di Pisa4, la seconda, a cura di Massimo Donattini, sulla rivista on line "Storicamente"5. All'interno di quest'ultima spiccano gli interventi di Ottavia Niccoli e di Moshe Sluhovsky che, pur elogiando nel complesso l'opera, sollevano alcune riserve puntuali. Per es. la Niccoli afferma: "a un’opera del genere si chiede innanzitutto che la predisposizione dell’elenco delle voci sia fatta correttamente, usando cioè criteri uniformi; che la stessa uniformità di criteri (ampiezza, approfondimento) sia utilizzata nella stesura di voci analoghe; che la qualità scientifica sia garantita. Quest’ultima richiesta, sia pure con qualche inevitabile differenza di livello, è senz’altro costantemente rispettata. Non altrettanto però si può dire a proposito delle prime due"6. Sluhovsky, dal canto suo, puntualizza: "Lack of qualified scholars, or contacting scholars whose entries do not do justice to the topic they address, unavoidably shape a collection of this nature. Some entries offer very short summaries of current research and are not more useful than Wikipedia"7.

Il giudizio di Giovanni Romeo

Decisamente negativo è stato infine il giudizio espresso sull'impianto generale del Dizionario da parte di Giovanni Romeo in una rassegna dei più recenti studi sull'Inquisizione romana apparsa nel 2014 nella prestigiosa "Rivista storica italiana"8. Romeo sostiene che l'impostazione dell'opera "tradisce nei curatori la stessa visione individualistica della ricerca storica che ha fortemente condizionato finora lo studio dell’Inquisizione romana". E puntualizza: "Aver evitato di coinvolgere nella fase preliminare dell’iniziativa un ampio numero di specialisti, distinguendo nettamente tra l’elaborazione del progetto, riservata a pochi, e la sua esecuzione, affidata abitualmente, ma non sempre, ai maggiori conoscitori delle singole questioni, si è rivelato un grave limite. È soprattutto a questa scelta incomprensibile che si deve uno degli aspetti meno convincenti dell’opera: l’insistenza monotona su temi ‘interni’ all’istituzione, e neppure su tutti, e la netta sottovalutazione di aspetti della vita civile e religiosa che hanno strettissimi legami, in particolare in età moderna, con il funzionamento dell’Inquisizione". Secondo Romeo il Dizionario sarebbe troppo condizionato dalla necessità ideologica da parte dei curatori di voler provare il ruolo egemone dell'Inquisizione nella società italiana e dalla loro volontà di imporre a priori questa visione. Tale quadro interpretativo sarebbe tuttavia smentito da uno studio più attento delle fonti: "Studiata in profondità, nelle sue dinamiche quotidiane, al centro come in periferia, proprio nell’arco dei due secoli in cui la sua presenza in Italia fu anche territoriale, la più celebre e controversa istituzione della Controriforma incassò più sconfitte che successi. Se si esclude il controllo dei libri, su cui gli inquisitori generali fecero la parte del leone, relegando in un angolo la Congregazione dell’Indice ed esercitando un peso innegabile sulla cultura, soprattutto in Italia, la capacità del Sant’Ufficio di tenere a bada la penisola mostrò già nel primo Seicento i suoi limiti. La vita civile e religiosa della penisola in età moderna, intricata e ricca di contrasti, intessuta di aspre resistenze di ecclesiastici e laici alle autorità centrali e locali della Chiesa, comprese ovviamente quelle del Sant’Ufficio, mal si concilia con l’immagine dell’Inquisizione romana che si profila nel Dizionario". Proprio alla conoscenza poco dettagliata delle fonti da parte dei curatori e alla mancanza di un serio confronto con le più recenti discussioni storiografiche sui più rilevanti temi inquisitoriali Romeo imputa le più gravi carenze dell'opera : "Tra le assenze spicca il problema delle false denunce, delle strumentalizzazioni diffuse della lotta all’eterodossia. Si tratta di un assillo costante per gli inquisitori e i cardinali del Sant’Ufficio, in particolare nel Cinque-Seicento: non si comprende come mai non abbia meritato una voce specifica. Non c’è nulla, inoltre, sul ruolo dei tribunali vescovili e della Congregazione dei Vescovi e Regolari e sulle ‘incursioni’ dei visitatori apostolici; eppure i loro interventi influirono pesantemente sulla vita quotidiana degli italiani, non senza interferenze nel raggio d’azione dell’Inquisizione romana, e ne condizionarono perciò, direttamente o indirettamente, le attività e le scelte. In assoluto, però, una delle parti più deboli dell’opera è rappresentata dalle numerose voci dedicate ai rapporti tra confessori e inquisitori. Esse rispecchiano soltanto la limitata conoscenza delle fonti e un modo di fare storia fortemente ideologizzato da parte di chi le ha redatte, insieme alla grave ‘disattenzione’ di chi le ha approvate".

Proposte di aggiornamento e pubblicazione on line

Una proposta di mettere on line, tradurre e rendere al contempo "evolutionary" il Dizionario storico dell'Inquisizione fu formulata da Jean Pierre Dedieu in occasione di un seminario di presentazione e discussione dell'opera svoltosi a Pisa nel marzo 20119. La proposta di Dedieu rimase senza seguito. Ad ogni modo, dal settembre 2016 i quattro volumi e l'inserto iconografico di cui si compone il Dizionario storico dell'Inquisizione sono scaricabili in pdf (nella versione originalmente pubblicata nel 2010, senza aggiornamenti di sorta) dal sito delle Edizioni della Normale.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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