Consiglieri, Paolo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Paolo (Ghislieri) Consiglieri (Roma, 1499 - Roma, 14 aprile 1557) è stato un ecclesiastico, membro dell'ordine dei teatini, stretto collaboratore di Gian Pietro Carafa.

Biografia

Nato a Roma da famiglia bolognese, frequentò ancora molto giovane la Compagnia dell'Oratorio del Divino Amore, e in tale ambiente conobbe Gaetano di Thiene e, soprattutto, Gian Pietro Carafa, che lo consacrò sacerdote e al quale restò sempre molto legato.
Fu tra i fondatori dei teatini nel 1524. Nel 1527, in conseguenza del sacco di Roma, si trasferì a Venezia, al seguito di Thiene e di Carafa. Durante il soggiorno veneziano conobbe e frequentò, tra gli altri, Gaspare Contarini, Reginald Pole, Gregorio Cortese, Girolamo Aleandro. Nel 1536 Carafa, nominato cardinale, rientrò a Roma, e Consiglieri lo seguì, restando alla sua ombra senza mai discostarsi. Nel 1555 all'elezione papale del Carafa, Consiglieri fu nominato cameriere segreto e quindi maestro del Sacro Palazzo. Paolo IV avrebbe voluto farlo cardinale, ma egli rifiutò la porpora che venne conferita a suo fratello Gian Battista Consiglieri il 15 marzo 1557. Paolo Consiglieri morì il 15 aprile 1557. Il fratello Gian Battista, dopo una breve legazione presso Filippo II, re di Spagna, morì a Roma il 25 agosto 1559.

Il suo nome al secolo fu forse Ghislerio Consiglieri, da ciò deriverebbe la confusione sull'attribuzione del cognome Ghislieri a Paolo e al fratello Gian Battista. Le fonti che lo danno come cugino di Pio V non sono troppo attendibili perché risalgono al papato di quest'ultimo, e potrebbero esser state costruite ad arte per rendere più prestigioso il modesto nome della famiglia di papa Ghislieri.

Bibliografia

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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