Benedetto XII, papa

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Benedetto XII, al secolo Jacques Fournier (Saverdun, ca.1285 - Avignone, 25 aprile 1342), fu papa dal 1334 alla morte. La sua intera carriera, sostenuta da una solida formazione teologica, fu segnata da un attivo e diversificato impegno nella repressione dell’eresia.

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Biografia

Originario dell’Ariège, nella Contea di Foix, Jacques Fournier prese i voti presso l’abbazia cisterciense di Boulbonne. Di umile estrazione (fu forse figlio di un mugnaio), fu avviato ad una brillante carriera ecclesiastica grazie al sostegno dello zio Arnaud Novel, abate di Fontfroide e cardinale dal 1310. Fournier successe infatti allo zio alla guida della stessa abbazia, per poi intraprendere gli studi teologici a Parigi, presso il Collège Saint-Bernard, ottenendo intorno al 1313-1314 il grado di magister. Nel 1317 divenne vescovo di Pamiers, passando nel 1326 alla sede episcopale di Mirepoix: è a questi anni che risalgono le energiche campagne di repressione antiereticale intraprese in collaborazione con l’inquisizione di Carcassonne, ben documentate grazie alla sopravvivenza di un registro di processi e delle relative sentenze. La straordinaria ricchezza di questi documenti consente non solo di ricostruire con precisione le procedure aperte contro oltre novanta imputati, ma anche di ricavare una visione d’insieme sulla società pirenaica del tardo medioevo. Giovanni XXII affidò al vescovo Fournier, congiuntamente ad altri prelati, anche l’inchiesta contro il minore Bernard Délicieux, animatore di un vasto movimento di contestazione dell’inquisizione. L’impegno antiereticale valse al vescovo l’aperto riconoscimento da parte di Giovanni XXII, contribuendo, assieme all’ampia produzione in materia teologica, ad avviarlo verso l’assunzione di incarichi di massima importanza. Seguendo nuovamente le orme dello zio, nel 1327 Fournier fu infatti nominato cardinale di Santa Prisca, distinguendosi in Curia come teologo di fiducia di Giovanni XXII. In qualità di vescovo e di cardinale, il cisterciense fu infatti coinvolto a più riprese nei maggiori dibattiti teologici promossi dal papa: dopo una prima consultazione in materia di magia e invocazioni demoniache, egli si pronunciò in merito agli scritti di Pietro di Giovanni Olivi, Michele da Cesena, Guglielmo di Ockham e Meister Eckhart e prese parte alle controversie sulla povertà apostolica e sulla visio beatifica. Solo alcuni di questi scritti ci sono pervenuti. Degno di nota è anche un monumentale commentario sul Vangelo di Matteo in sei volumi, rimasto incompiuto, che si configura come una vera e propria summa teologica di Fournier. La reputazione acquisita ad Avignone in ambito teologico favorì l’elezione del cisterciense al seggio pontificio il 20 dicembre del 1334.
Il pontificato di Benedetto XII fu orientato su più fronti alla ricerca di una riconciliazione, contraddistinguendosi per la ricerca di un difficile compromesso tra continuità e rottura rispetto alle linee di governo del predecessore. Nel 1336 il papa pose fine alla controversia della visio beatifica offrendo una nuova definizione dogmatica nella bolla Benedictus Deus. Si impegnò parallelamente per limitare le pratiche nepotistiche e contenere gli abusi connessi al governo della Chiesa ed intraprese un’importante azione di riforma degli ordini religiosi. Sotto il suo regno furono portate avanti alcune negoziazioni di pace, destinate tuttavia a fallire. Le trattative diplomatiche tese alla ricomposizione della violenta rottura tra la Sede apostolica e Ludovico di Baviera rimasero infatti arenate per le inaccettabili condizioni imposte dal papa, le ingerenze del re di Francia e la vibrante polemica anti-avignonese alimentata negli ambienti imperiali dalle riflessioni di Marsilio da Padova e Guglielmo di Ockham (autore, quest’ultimo, del trattato Contra Benedictum rivolto contro lo stesso papa). Al contempo, fallirono anche i negoziati per la pacificazione tra Scozia, Inghilterra, Francia e Impero durante le fasi preliminari di quella che sarebbe stata la guerra dei Cento anni.
Congiuntamente alle concertazioni con il Bavaro, Benedetto si impegnò a riportare all’obbedienza vescovi, signori e numerose comunità cittadine dell’Italia centro-settentrionale che avevano prestato fedeltà all’imperatore e all’antipapa, sospendendo l’interdetto che le aveva colpite. Complementare a queste iniziative fu l’annullamento di alcune procedure per eresia aperte da Giovanni XXII contro ribelli e nemici politici nei comuni dell’Italia settentrionale, risultata nell’assoluzione di Luchino e Giovanni Visconti e nella riabilitazione, spesso postuma, di numerosi oppositori condannati come fautores degli eretici. L’ambizione di consolidare l’autorità pontificia nella penisola, e in particolare nei territori del Patrimonio, si accompagnò anche alla denuncia delle emergenti signorie, spesso ricondotte alla stregua di tirannidi. Nello Stato pontificio, il papa si impegnava parallelamente a esaminare l’amministrazione dei rettori per limitarne gli abusi, affidando i relativi compiti di supervisione al nunzio apostolico Bertrand de Déaulx. Molteplici furono anche i provvedimenti diretti alla condanna delle malversazioni finanziarie degli inquisitori in Italia e in Linguadoca (es. Accursio Bonfantini, Mino di Daddo da San Quirico, Menet de Robécourt), sullo sfondo di una più ampia stagione di inchieste papali volte a reprimere abusi e negligenze dei titolari dell’officium.
Il clima di insicurezza che caratterizzava la penisola ed i conflitti che contrapponevano le potenze europee condizionarono anche le politiche orientali di Benedetto XII, che nel 1336 si vide costretto a rinunciare all’organizzazione della crociata, concentrando le proprie linee d’intervento sugli scambi diplomatici con i sovrani mongoli, sul tentativo di riportare la Chiesa greca all’obbedienza romana e sulla supervisione dottrinale degli Armeni: ne derivò un libello contenente una lista di 117 errori attribuiti a questi ultimi, che il papa impose ai dignitari della Chiesa armena di ritrattare. Conscio che i tempi non fossero maturi per un ritorno in Italia, il papa contribuì ad un più profondo radicamento della curia pontificia in Provenza, promuovendo la costruzione di un nuovo palazzo papale che avrebbe consolidato il processo di trasformazione simbolica e materiale di Avignone in una nuova Roma.

Bibliografia essenziale

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  • Christian Trottmann, La vision béatifique des disputes scolastiques à sa définition par Benoît XII, École française de Rome, Rome 1995.

Voci correlate

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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