Intieri, Bartolomeo

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Bartolomeo Intieri (Montespertoli, 1677 - Napoli, 1757) è stato un agronomo e illuminista. Fu amministratore delle tenute napoletane dei Corsini e dei Medici e finanziò a Napoli la prima cattedra di economia e commercio mai istituita in Europa, assegnata a Antonio Genovesi nel 1754.

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Vita e opera

Nato a Montespertoli, vicino Firenze, da Francesco Intieri e da Cristina Monadi, Bartolomeo Intieri (1677-1757) si muove nel segno delle volontà sovrane nel Regno della Bella Napoli settecentesca del secolo archeologico, vichiano (1668-1744), vanvitelliano (1700-1773), proteso alla rivisitazione del diritto e della società. Ambasciatore mediceo presso il Re Carlo di Borbone (1716-1788), che incontra subito personalmente, oltre che relazionare sulla realtà che vive e vede, notoriamente si dedica allo studio nel numero in tutte le sue ‘declinazioni', secondo l’equilibrio teorico-pratico che è la bilancia-vanto del pensiero rinascimentale toscano. Come amministratore, infatti, conosce le regole del governo della terra, come studioso si dedica al raccordo moderno del pensiero alla matematica greca, seguendo un percorso di reale portata scientifica innovativa e di connessa valenza simbolica1. Da Toscano, Intieri vive una convergenza preziosa perché il secolare connubio tra il retaggio bizantino, confluito a Firenze - che attrae in sé l’intera classicità -, ed il mecenatismo mediceo che sa recepirla, passa per la meditazione del pensiero scientifico nel momento fondativo delle più importanti biblioteche e accademie settecentesche. La sua formazione va letta anche in prospettiva bibliologica. Egli agisce da co-protagonista in un contesto eletto, quando l’occidentale arca di Noè dei manoscritti del sapere antico -rimasta a galla grazie a pochi, in lunghi tempi di conflitto e di analfabetismo- diventa operativa per tutti. Fiorentino di elezione, è amico di Magliabechi (1633-1714), il quale tra le raccolte librarie dei Medici e le proprie2, si trova ad essere fulcro della sinergica volontà che ha dato il via all’odierna biblioteca nazionale di Firenze, soprattutto nella sua prima articolazione scientifica, legata alla generosità del Granduca, alla genialità di Magalotti (1637 - 1712), alla codifica di Cocchi (1695-1758), alla supervisione notevolissima di Targioni Torzetti (1713-1783), ricordàti in brillante carrellata. Intieri condivide il ruolo guida dell’aristocrazia nella dissipazione dell’ignoranza e nella scelta dei migliori. Seguendo la prospettiva secolare della raccolta rara dei testi, fino alla volontà divulgativa a lui contemporanea, tocchiamo la linea pregiata filosofica, medico-naturalistica, proto-massonica ed evangelica che trova, come è noto, un contesto di interazione paritetica eccellente in Campania.
La recezione della vivacità del circolo galileiano gioca, ovviamente, un ruolo primario nella formazione delle biblioteche in questione, sia di quelle toscane che di quelle campane, e ovviamente nello specifico intieriane. Ha rilevanza la fucina Campana. Il nucleo privato della biblioteca di Intieri, custodito a Casalanza, si incastra con la parte ben più cospicua, custodita presso il Museo Campano per scelta testamentaria dei discendenti capuani di Intieri. Capua antica e nuova si trova cosi’ ad essere luogo della lingua e dell’economia, oltre che dei boschi tifatini o tiberini che dir si voglia; il suo nome e quello del suo fiume, Volturnum, sono l’uno il calco linguistico dell’altro, alato rapace o vento d’oriente. Oltre che delle terre medicee napoletane, Intieri si occupa a Capua delle terre dei principi Corsini.

La facoltà di economia

Col suo nesso greco-pitagorico e galileiano, la raccolta privata è un’utile chiave di comprensione dell’altra notevole biblioteca creata da lui per la facoltà di Economia di Napoli, prima al mondo. Essa è ideata con ratio umanistica, contemplando strutturalmente all’architettura degli interessi, sodalità, socialità, solidarietà. Intieri sceglie Genovesi per la cattedra istituita nel 1754; questi ha una solare ambizione all’homo homini amicus: interloquendo con il ministro aretino Tanucci, egli dedica al suo mentore Intieri il discorso sul vero fine delle lettere e delle scienze che fa da premessa al ragionamento sui mezzi necessari per far fiorire l’agricoltura, scritto dal sacerdote Montelatici all’apertura dell’Accademia dei Georgofili a Firenze, nel 1753, un anno prima dell’università di economia a Napoli. Questo per avere un’idea breve del circuito. Sacerdote a sua volta, Intieri, è, per alcuni, pistoiese di nascita, come Trinci, il fattore che scrive l’Agricoltore sperimentato, libro testimonial della suddetta Accademia e del programma di applicazione del metodo scientifico alla terra, secondo quanto Genovesi stesso premette all’edizione napoletana. Nell’auspicio del ritorno alle origini è l’intuizione dell’età dell’oro. Diana jam redit virgo reddem saturnia regna, jam nova progenia coelo demittitur alto: Genovesi riprende da Virgilio quanto è intonato ai luoghi. Intieri è agronomo in terra di antichi agrimensori, gentiluomo di campagna, connettore di personalità e libri. Il governo del territorio tocca contemporaneamente la campagna toscana degli ultimi Medici e quella capuana, che detta l’antonomasia del nome Campania, da cui qualcuno dice persino che arrivino; involontariamente si ripercorrono i passi degli antichi dalla dodecapoli etrusca del nord a quella del sud e si risale moralmente dai boschi di Capua a quelli di Capena. Incastonati nelle porte, nei varchi mitici dell’Appia, nomina, numina e passaggi semantici raccordano Siriani a Sorici, orientali Medi a Meddici e a Medici, e questi, affascinante ipotesi degna di menzione, ai Meddix, magistratura capuana del tempo dei boschi di Diana e del tempio delle madri.
Baselice. Management, ricerca, eterie e apprendistati. Un altro luogo privilegiato che funziona da laboratorio è il feudo rinucciniano di Baselice, nel beneventano, area d’origine della madre di Cocchi, il famoso naturalista e bibliologo, inventore di un metodo matematico di catalogazione, altro geniale corrispondente di Intieri. Cocchi padre, toscano, ed Intieri stesso sono stati lì, in successione, amministratori. In questo ambiente, Intieri si distingue per la filantropia e per la mole dei suoi libri - docete omnes et curate aegrotes - e passa il tempo insegnando ai contadini a leggere e tenendo a studio gli apprendisti per l’arte dell’economia, nella sua dimensione manageriale spiccatamente toscana. Ne padroneggia così bene i segreti, da arrivare a sua volta ad una notevole ricchezza. Egli raccoglie libri che conserva con cura come il grano in campagna. L’attività nel feudo di Baselice con i Rinuccini e i Cocchi, vede Intieri intento alla stufa per riscaldare il raccolto e proteggerlo dall’umidità, invenzione che lo rende famoso. Tutto ciò porta a proiezioni contemporanee moralmente contigue come la Philosophical Society americana, agli spunti vinicoli della toscaneggiante Monticello e agli esperimenti similari e più casalinghi di Franklin corrispondente del napoletano Filangieri, ad idee che sciolgono gli arcana del diritto e della scienza secondo uno stesso principio naturale.

Le Accademie di Intieri

Prima della facoltà di economia, Intieri aveva presieduto nel 1733 all’apertura dell’Accademia delle Scienze patrocinata da Galiani e in un secondo momento, nel Borgo di Massaquano, nel comune di Vico Equense a Napoli, nel suo proprio palazzo, ne aveva aperta un’altra. Da queste conversazioni tra amici e da questi contesti ameni, di mare e campagna, poco dimidiati, nasce il mondo moderno, non volendosi mai ‘tradito’ l’antico.

Opere e bibliografia

Sul senso etimologico e antiquario di Capua, luogo di conservazione del nucleo privato della raccolta di Intieri Sulla piazza albana, l’aedes alba, la casa bianca e la sede del magistrato supremo dello stato federale capuano:

  • A. Perconte Licatese, Capua antica, Santa Maria Capua Vetere, Edizioni Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 1977.

Sulle ipotesi di origine dei Medici da Medici a De Medi, originari di Babilonia, Ebrei, o sul cognome Medici come appartenente ad una famiglia di lanieri capuani mossisi durante il medioevo a Firenze, e sul rapporto tra la carica del magistrato Meddix ed il cognome Medici:

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Article written by Maria Rita Battaglia | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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