Fontana, Barbara

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Barbara Fontana è stata una donna perseguitata per stregoneria a Mendrisio tra dicembre 1615 e gennaio 1616.

Residente a Castello, fu incriminata per aver praticato malefici ai danni dei propri compaesani. In particolare fu accusata di aver fatto precipitare in un dirupo il bue di un contadino, di aver fatto ammalare del bestiame, di aver causato l'aborto di una giovane donna, di aver avvelenato un bambino, nonché di aver gettato il malocchio contro diversi suoi vicini. Si proclamò innocente, resistendo a una prima seduta di tortura, quindi, sfiancata da un'ulteriore, durissima tortura, cedette e si dichiarò colpevole, affermando significativamente: "Jo dirò de sì tutte le cose, ma non sarà mai la verità […] Jo dico la verità, V. S. me faccia morire qua, jo ho detto quello che so […] Non potrò mai dire altro, perché non posso dire quello che non ho fatto". Chiestole, dopo la sua confessione, di denunciare altre streghe sue complici, dichiarò: "Jo non mi curo più della vita". La documentazione processuale trasmessaci non consente di conoscere come finì la vicenda. Presumibilmente Barbara fu giustiziata nel gennaio 1616.

Bibliografia

  • Alberto Cairoli, Giovanni Chiaberto, La strega, i corpi, la terra. Lettura di processi per stregoneria nel baliaggio di Mendrisio (1536-1615), "Archivio Storico Ticinese", n° 79, marzo 1979 (fascicolo monografico).

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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