De Ferrariis, Antonio Galateo

Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo


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Antonio Galateo de Ferrariis (1444 / 48-1517) è stato un medico di origini salentine particolarmente apprezzato presso la corte aragonese. Partecipò anche alle attività dell'Accademia pontaniana in Napoli, fondando successivamente a Lecce l'Accademia Lupiense.

Cenni biografici

Antonio De Ferrariis (1444 / 48-1517), noto come Galateo, nasce a Galatone, in Terra d’Otranto. Si laurea in medicina a Ferrara nel 1474. Si unisce all’Accademia Pontaniana di Napoli dove cambia il suo nome in Galateo (dalla sua città natale). Alterna la sua residenza tra Napoli, Gallipoli e Lecce. A Napoli viene certamente in contatto con gli intellettuali che gravitano attorno alla corte aragonese. Ha rapporti, fra gli altri, con Giovanni Pontano, Benedetto Gareth, Paolo e Giovanni Attaldi, Giovan Francesco e Galeazzo Caracciolo, Giovanni Pardo, Fra Roberto da Lecce e Jacopo Sannazaro. Tra il 1485 e il 1495, alterna frequenti dimore nella terra natia a numerosi viaggi a Napoli, dove le sue arti mediche sono assai apprezzate alla corte aragonese di Ferdinando I. Nel 1494, muore Ferdinando e, nei dodici mesi di regno di Alfonso II, egli è ancora a Napoli. Alla morte di Alfonso, compone l’Antonius Galateus medicus in Aiphonsum regem epitaphium (1495), e lascia Napoli per tornare in Terra d’Otranto. Muore il 12 novembre 1517.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

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Il contributo di Galateo alle scienze naturali in Napoli si esplica soprattutto nella sua attività di medico, particolarmente apprezzata presso la corte aragonese. A Napoli, Galateo è noto anche per la sua partecipazione all’Accademia pontaniana, a partire dal 1470, nonché per i numerosi rapporti di amicizia intrattenuti con i illustri intellettuali del tempo, quali Iacopo Sannazzaro (Azio Sincero) e lo stesso Giovanni Pontano.
Il solo scritto medico di Galateo a noi giunto è il De podagra. Secondo D. De Angelis, il De podagra rientrava in un volume più ampio che comprendeva almeno tre scritti, intitolato De morbo articulorum, podagra et morbo gallico. Ciò che è certo è che, nel De podagra, Galateo fornisce i titoli di altre due sue opere mediche, il De eucrasia sive de bono temperamento e il De balneis. A suo nome, pare abbia circolato anche un commento agli Aforismi di Ippocrate. Riguardo a questo testo, non vi sono citazioni dirette all’interno del De podagra. Si è ipotizzato che l’opera possa essere stata scritta da Galateo in un momento successivo e andata perduta a seguito dell’invasione francese nel Regno di Napoli. All’inizio del XIX secolo, Papadia dichiara di aver consultato tale testo proprio a Napoli, asserendo, secondo le informazioni ivi contenute, che Galateo l’avrebbe compilato all’età di sessantaquattro anni, ovvero, all’incirca nel 1510.
Per comprendere il carattere teorico del suo approccio alla medicina, particolarmente rilevante è la polemica che Galateo intesse con Coluccio Salutati sulla dignità dell’arte medica. Coluccio, nel suo De nobilitate legum et medicinae (1399), aveva criticato l’approccio scolastico alla conoscenza, in particolare l’interpretazione delle conoscenze mediche incarnata da Pietro d’Abano e dal medico arabo Avicenna. A tal riguardo, Coluccio preferiva rievocare la lezione di Averroé, che riteneva la medicina un’arte esclusivamente pratica. Quasi un secolo dopo, nel suo De dignitate disciplinarum ad Pancratium (1491), Galateo sostiene la tesi della nobiltà insieme teorica e pratica della medicina, riferendosi, in diretto contrasto con Salutati e Averroé, agli stessi presupposti medico-filosofici di Avicenna e Pietro d’Abano. Si tratta di un approccio alla medicina sostenuto a Ferrara, città nella quale Galateo si addottora, dal medico e filosofo Michele Savonarola e dai suoi allievi. Nel De podagra, il medico umanista torna sul motivo del suo disaccordo con Averroé facendo riferimento, ancora una volta, alla lezione di Pietro d’Abano circa l’astrologia e i suoi legami con la medicina e la meteorologia (meteorologia che, in questa sede, egli interpreta quale astro-meteorologia). Pur non guardando con favore all’astrologia superstiziosa e divinatrice (condannata anche nel Commento al Pater noster composto nel 1504), Galateo giustifica perciò quella naturale utile al medico. Di particolare interesse, a tal riguardo, è anche la sua opera De situ Japigiae, nella quale, mostrando la sua inclinazione per questioni geografiche, Galateo fornisce una descrizione dettagliata degli usi, delle usanze e dei luoghi della Terra d’Otranto, confrontate – specie riguardo al tema della stregoneria – con il contesto di Napoli. L’opera è edita nel 1553 a Basilea. Composta tra il 1510 e il 1511, circola in forma manoscritta in ambienti meridionali ben prima della sua pubblicazione. Essa è commissionata a Galateo dal conte di Cariati Giovan Battista Spinelli, affinché il nuovo sovrano del viceregno di Napoli Ferdinando possa conoscere in modo approfondito i domini appena conquistati. L’opera contiene critiche alle volgari superstizioni, contro le quali Galateo fornisce spiegazioni razionali – grazie all’uso del sapere ottico e meteorologico – di fenomeni meravigliosi erroneamente considerati sovrannaturali.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

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Medico e letterato di vasta cultura, Galateo vive in un momento tormentato della vita politica italiana, di cui la sua stessa opera è testimonianza esemplare. Dal punto di vista delle scienze naturali, Galateo si dimostra informato circa le più avanzate acquisizioni del suo tempo. Egli contribuisce sia alla lotta alla superstizione, in nome della razionalità scientifica, sia alla difesa della dignità, teorica e pratica, della medicina.
Il forte attaccamento alle proprie origini lo porta a occuparsi spesso della vita e dei costumi della propria terra natia. Tornato definitivamente in Terra d’Otranto, animato da profondo spirito filosofico, istituisce a Lecce, con alcuni amici, l’Accademia Lupiense, che cessa di vivere con la sua stessa morte.

Bibliografia

Opere di Antonio Galateo De Ferrariis

  • Antonio Galateus De Ferraris, Expositione sopra l’Oratione Dominicale cioè il Pater Noster fatta da Antonio Galateo alla Regina di Bari 1504, Cod. 72 Biblioteca Provinciale ‘S. e G. Capone’, Avellino, 1504.
  • Antonius de Ferrariis detto Il Galateo, La Giapigia e varii opuscoli, vol. III, in Collana di scrittori di Terra d’Otranto diretta da S. Grande, vol. IV, Lecce 1867.
  • Antonio Galateus De Ferraris. De dignitate disciplinarum ad Pancratium, in La disputa delle arti nel Quattrocento, a cura di E. Garin, Olsckhi, Firenze, 1947, pp. 126-157.
  • Antonio de Ferrariis Galateo, Epistole, a cura di A. Altamura, Lecce, 1959.
  • Antonio Galateus De Ferraris, La Iapigia (Liber de situ Japygiae), a cura di D. Defilippis, Congedo, Galatina, 2005.

Studi

  • Antonio Antonaci, La formazione filosofica del Galateo e sue influenze su alcuni pensatori salentini, in Studi su Antonio de Ferrariis Galateo, Galatone, 1970, pp. 70-85.
  • Antonio Corsano, L’originalità di A. De Ferraris, il Galateo, in Studi su Antonio de Ferrariis Galateo cit., pp. 1-19.
  • Sondra Dall’Oco, Luca Reggio (a cura di) Antonio Galateo dalla Iapigia all’Europa, Milella, Lecce, 2019.
  • Domenico De Angelis, Vite dei Letterati salentini, Firenze, 1710.
  • Baldassar Papadia, Vite d’alcuni uomini illustri salentini, Napoli, 1806, pp. 9-70.
  • Angelo Romano, De Ferrariis Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXXIII, Roma 1987, pp. 738-741.
  • Francesco Tateo, Alle origini dell’umanesimo galateano, in Nuovi studi in onore di M. Santoro, Federico ed Ardia, Napoli, 1989, pp. 145-157.
  • Donato Verardi, Antonio Galateo De’ Ferraris. La polemica con Coluccio Salutati e la disputa sulla dignità della medicina nel Quattrocento in «Rinascimento Meridionale» IV, 2013, pp. 1-12.
  • Donato Verardi, La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta, Firenze University Press, Firenze, 2018, pp. 71-79.
  • Vittorio Zacchino, Antonio de Ferrariis Galateo Umanista europeo: consuntivo di 40 anni di studi e ricerche. [1969-2009], S&G srl, Galatone, 2009.
  • Vittorio Zacchino, Antonio De Ferrariis Galateo e il suo soggiorno a Napoli, in Filosofia e magia in Terra d’Otranto nel Rinascimento, a cura di L. Rizzo, Agorà, Lugano, 2019, pp. 21-33.
  • Giorgia Zollino, Antonio De Ferrariis Galateo e la micologia, tra medicina e magia, in Filosofia e magia in Terra d’Otranto nel Rinascimento, cit., pp. 3-19.

ARTICLE WRITTEN BY DONATO VERARDI | STORIADELLACAMPANIA.IT © 2020

Hinc felix illa Campania est, ab hoc sinu incipiunt vitiferi colles et temulentia nobilis suco per omnis terras incluto, atque (ut vetere dixere) summum Liberi Patris cum Cerere certamen. Hinc Setini et Caecubi protenduntur agri. His iunguntur Falerni, Caleni. Dein consurgunt Massici, Gaurani, Surrentinique montes. Ibi Leburini campi sternuntur et in delicias alicae politur messis. Haec litora fontibus calidis rigantur, praeterque cetera in toto mari conchylio et pisce nobili adnotantur. Nusquam generosior oleae liquor est, hoc quoque certamen humanae voluptatis. Tenuere Osci, Graeci, Umbri, Tusci, Campani.
[Plinius Sen., "Nat. Hist." III, 60]

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