Ross, Anna Maria

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Anna Maria Ross, detta "Sertora", è stata una donna processata per stregoneria a Poschiavo tra 1675 e 1676, condannata a morte.

Era figlia di Anna Ross, condannata a morte per stregoneria nel 1673 (e come lei era detta "Sertora"). Aveva 21 anni al momento della sua incriminazione e non era sposata. Accusata di aver praticato malefici, tentò di fuggire alla volta di Brescia (dove risiedeva il fratello), ma fu catturata il 25 dicembre 1675. Confessò i malefici attribuitile, di aver partecipato al sabba ed inoltre di esser stata iniziata da bambina dalla madre alle arti stregonesche e di aver a sua volta iniziato la nipote.
Fu condannata alla decapitazione. A seguito delle pressioni dei famigliari, ottenne una singolare "grazia". Il Consiglio ordinò che non fosse decapitata ma che le fosse recisa la "vena maestra", con le clausole che, se fosse morta il corpo sarebbe stato restituito alla famiglia, se fosse invece sopravvissuta sarebbe stata condannata al bando con confisca dei beni e inviata all'Inquisizione romana per ulteriore esame. Non è noto se Anna Maria Ross sia sopravvissuta a questo "esperimento", avvenuto tra il 1° e il 2 febbraio 1676, per quanto appaia poco probabile.

Fonti e bibliografia

  • Gaudenzio Olgiati, Processi di Stregoneria nella Antica Giurisdizione di Poschiavo 1675-1681, trascritti da R. Juvalta (1969), vol. III, pp. 93 sgg.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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