Priuli, Alvise

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Alvise Priuli (Venezia, prima decade del XVI secolo – Padova, luglio 1560) è stato un patrizio veneziano legato al circolo degli "spirituali" e particolarmente al cardinal Reginald Pole.
Il suo nome è citato a più riprese in tutti i grandi processi condotti dall'Inquisizione romana negli anni centrali del Cinquecento (Processi Morone, Soranzo e Carnesecchi).

Biografia

Nacque a Venezia nei primi anni del XVI sec. (la data esatta non è nota). I Priuli era una potente famiglia di mercanti e banchieri patrizi (poco o nulla si sa del padre di Alvise, Marco).
Anche se ebbe frequentazioni con tutti i protagonisti della storia religiosa italiana del Cinquecento sensibili alle istanze di rinnovamento spirituale (tra i quali anche Pietro Bembo e Vittore Soranzo, nonché Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flaminio, Vittoria Colonna e altri), tutte la sua vita fu legata all'amicizia col potente cardinale inglese Reginald Pole. I due cominciarono a frequentarsi assiduamente durante il soggiorno di Pole a Padova e a Venezia (1532-1536). Da questo momento in poi Priuli visse, si può dire, all’ombra dell’amico inglese.
Nel 1536 Pole lasciò Padova per Roma: papa Paolo III lo fece cardinale e lo incluse nella commissione incaricata di stendere il celebre Consilium de emendanda Ecclesia.
Priuli seguì l’amico inglese a Roma e da allora non se ne staccò mai, divenendo il suo più stretto e fidato collaboratore. Seguirono, tra 1537 e 1539, varie missioni all'estero (Francia, Paesi Bassi, Spagna). Alla fine del 1539 Pole e Priuli fecero ritorno a Roma.
Nel 1541 il Pole si trasferiva a Viterbo, nominato legato pontificio nel Patrimonio di San Pietro. Priuli partecipò attivamente alle riunioni del circolo di discepoli che il Pole creò attorno a sé durante il soggiorno viterbese, sul modello di quello riunitosi attorno a Juan de Valdés a Napoli.
Priuli quindi fu al concilio di Trento al seguito del Pole nel 1545-1546 prima che il cardinale inglese si ritirasse dall'assemblea, ufficialmente per motivi di salute (in realtà era perplesso sul decreto che condannava la giustificazione per sola fede luterana). Nel 1549-50 il Priuli assistette il Pole nel conclave da cui risultò eletto Giulio III. In tale conclave la candidatura papale di Pole fallì di pochissimo a causa della propaganda contro di lui del cardinale Gian Pietro Carafa, capo dell'Inquisizione.
Nel 1553 Pole fu nominato legato apostolico in Inghilterra da parte di Giulio III: si trattava di restaurare il cattolicesimo nel regno, all'avvento al trono di Maria Tudor, obbediente a Roma. Priuli (che nel 1553 accompagnò il Pole nel suo ritiro nell'abbazia di Maguzzano) ovviamente seguì ancora l'amico e lo assistette nella sua legazione, prima a Bruxelles e poi in Inghilterra.
Nel 1555 fu eletto al papato il cardinal Carafa, col nome di Paolo IV. Quest'ultimo voleva regolare i conti col gruppo degli "spirituali" capeggiato dai cardinali Pole e Morone. Priuli era sostenuto dalla Repubblica di Venezia per la nomina al vescovado di Brescia, in virtù di una promessa di Giulio III. Paolo IV, che incarcerò il cardinal Morone e tolse la legazione inglese al Pole, richiamandolo a Roma, si rifiutò di assegnare quella diocesi al Priuli, in quanto eretico e membro della "setta maledetta" del cardinale inglese, come egli confidò infine in un lungo sfogo con l'ambasciatore veneziano Bernardo Navagero.
Pole, protetto da Maria Tudor, morì in patria nel novembre 1558, quasi contemporaneamente alla regina (il che comportò la nuova e definitiva scissione della Chiesa inglese da quella romana).
Nell'agosto 1559 anche Paolo IV moriva e le acque si calmarono. Priuli poté quindi far rientro tranquillamente in patria. Morì a Padova nel luglio 1560.

Secondo l'autorevole studioso americano Thomas F. Mayer tra il cardinal Pole e Priuli vi sarebbe stato un legame omosessuale. L'ipotesi è discussa e non comunemente condivisa dagli storici.

Bibliografia

Voci correlate

Link

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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