Raynal, Guillaume-Thomas

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Guillaume-Thomas Raynal (Lapanouse de Séverac, 12 aprile 1713 – Parigi, 6 marzo 1796) è stato uno scrittore, giornalista, polemista e storico francese.

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Cenni biografici

Guillaume-Thomas Raynal, meglio noto come abbé Raynal, nacque nel 1713 a Lapanouse de Séverac, un villaggio del Midi della Francia (Rouergue). Formatosi alla scuola gesuitica di Rodez e intrapreso il noviziato della Compagnia di Gesù a Tolosa, nel 1743 fu ordinato sacerdote, ma, dopo appena tre anni, venne espulso dalla parrocchia di Saint-Sulpice a Parigi dove prestava servizio poiché accusato di aver venduto sermoni ad altri preti e di aver officiato servizi funebri dietro pagamento a dei protestanti, presentandoli fraudolentemente come cattolici.
Spogliatosi definitivamente degli abiti ecclesiastici, Raynal intraprese la carriera di homme de lettres nella frenetica e culturalmente vivacissima capitale francese. A fianco dell’attività di precettore al servizio di famiglie facoltose e di corrispondente letterario per la corte tedesca dei Sachsen-Coburg, l’abbé iniziò a frequentare i salotti raffinati e mondani di Marie-Thérèse Rodet Geoffrin e di Claudine Guérin de Tencin e si distinse presto per le proprie capacità – apprezzate perfino da Voltaire - di riscrittura e di commento di testi altrui.
Alla fine degli anni Quaranta, anche grazie alla doppia pubblicazione nel 1747 e nel 1748 dell’Histoire du Stathoudérat, elogio del repubblicanesimo olandese, e dell’Histoire du Parlement d’Angleterre, critica penetrante delle libertà britanniche, Raynal aveva ormai acquisito una discreta notorietà all’interno delle lumières parigine e del “parti philosophique”. Proprio in quegli anni, in effetti, avviò una collaborazione con la Correspondance littéraire di Friedrich Melchior Grimm e, ancora più significativamente, nel 1750 ascese alla direzione del prestigioso Mercure de France, incarico che lo terrà impegnato sino al 1754. Si legò nel frattempo anche a Diderot, al barone d’Holbach e, più in generale, alla coterie holbachique (ma frequenterà anche il ben più moderato salon Necker). È invece ancora controverso e dibattuto il rapporto che l’abbé intrattenne con il gruppo dell’Encyclopédie, posto che, nel periodo compreso tra il novembre del 1748 e il settembre del 1749, il nome di Raynal compare nei registri di conto degli editori del dizionario, Le Breton e associati.
Nel 1758 l’abbé entrò nelle grazie del nuovo ministro degli Esteri (e in seguito anche della Marina e della Guerra), l’abile ed energico duca di Choiseul, il quale gli concesse nel 1761 una pensione di 1000 lire che sarebbe poi stata rinnovata nel 1779 sotto Luigi XVI. Al servizio del dicastero delle Affaires étrangères, Raynal pubblicò nel 1762 l’École militaire, ouvrage composé par ordre du gouvernement, testo pensato per “élever les esprits et les animer à la defense de la patrie”.
Intanto, nel campo della politica internazionale, la pace di Parigi poneva fine nel 1763 alla guerra globale dei Sette Anni (1756-1763), comportando per la Francia imperiale gravissime rinunce in termini coloniali e commerciali a vantaggio della rivale britannica. Choiseul avviò quindi una nutrita serie di riforme nell’amministrazione delle colonie e della marina militare, incoraggiando inoltre il dibattito politico e intellettuale su quanto potesse e dovesse farsi per rilanciare l’Impero.
Raynal non rimase inerte di fronte alle sollecitazioni del proprio protettore. Già dal 1765, cominciò a raccogliere dati e notizie storiche e a mobilitare le sue reti transnazionali di conoscenze in vista della redazione di una monumentale storia del colonialismo e dell’espansione europea in Asia, in Africa e nelle Americhe. Ne risultò nel 1770 un capolavoro assoluto, l’Histoire des deux Indes, che ebbe poi due ulteriori edizioni ampiamente rivedute e corrette nel 1774 e nel 1780.
Cionondimeno, quest’ultima versione dell’Histoire, con i suoi feroci e ripetuti attacchi all’immoralità, all’intolleranza e al fanatismo della Chiesa romana, costò all’abbé la condanna da parte del Parlamento di Parigi e il conseguente esilio (ma già nel 1774 l’opera era stata messa all’Indice). Dopo interminabili peregrinazioni che lo condussero anche alla corte di Federico II di Prussia e nella San Pietroburgo della zarina Caterina II, nel 1784 Raynal ottenne il permesso di rientrare in Francia.
Nonostante l’età avanzata, l’abbé giocò poi un ruolo significativo e controverso nelle prime fasi della Rivoluzione. Benché eletto nel 1789 tra i deputati di Marsiglia nel Terzo Stato, si rifiutò di partecipare agli Stati Generali perché troppo anziano e rinunciò al seggio conquistato. Ciononostante, volle comunque far sentire la propria voce di iconico “patriarca” dei Lumi universalmente riconosciuto e stimato dai rivoluzionari. Ma deluse: il 31 maggio 1791 rivolse all’Assemblea Nazionale un Adresse infuocato in cui non esitò a stigmatizzare il corso preso dalla Rivoluzione e a richiedere risolutamente il ripristino dei pieni poteri del sovrano. Imputando a molti seguaci di aver distorto il suo pensiero filosofico, stilò un bilancio impietoso e per certi versi sconvolgente della Francia rivoluzionaria:

Que vois-je autour de moi? Des troubles religieux, des dissensions civiles, la contestations des uns, l’audace et l’emportement des autres, un gouvernement esclave de la tyrannie populaire.

Jean-Paul Marat, incredulo, mise in dubbio la riconducibilità all’abbé dell’Adresse, di fatto un manifesto realista e conservatore. Altri, invece, ritennero che col proprio inatteso intervento Raynal si fosse finalmente “démasqué”, rivelandosi nella sua autentica indole di servile alleato di ministri e despoti. In un velenoso pamphlet anonimo intitolato appunto G. T. Raynal démasqué, l’abbé venne addirittura accusato di essere un plagiario e di aver fatto uso di materiali altrui nella redazione dell’Histoire des deux Indes.
A causa dell’ostilità suscitata, lo stesso 31 maggio Raynal partì prudentemente per Chaillot, dove morì in disgrazia nel 1796.

L’Histoire des deux Indes e la modernità ambivalente

All’interno della vasta produzione storica e filosofica di Raynal, l’Histoire des deux Indes (Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes) detiene senza dubbio una posizione preminente. Troppo frettolosamente annoverata tra le “œuvres mortes” della letteratura francese da Gustave Lanson nel 1895, l’Histoire, caduta quasi nell’oblio in seguito alla quarta ed ultima edizione postuma del 1820 curata da Jacques Peuchet, è tornata al centro del dibattito storiografico a partire dagli anni ’90 e in coincidenza con il “global turn”.
Composta da 19 libri nell’edizione del 1780, l’Histoire, come già ricordato, si prefiggeva l’ambizioso compito di analizzare criticamente la storia e l’impatto effettivo – anche antropologico e biologico - della scoperta delle Americhe, della colonizzazione europea e della progressiva integrazione commerciale globale promossa dagli Imperi del Vecchio Mondo. Raynal, in sostanza, intendeva problematizzare e sottoporre al vaglio dell’indagine storiografica alcune delle questioni di fondo poste ab origine dal movimento dei Lumi: quale rapporto intercorreva realmente tra civilization e commercio? Quanto fondato era il paradigma montesquieuviano del “doux commerce”? Quali fattori determinavano la prosperità o la decadenza delle nazioni? Quali le ricadute sui popoli colonizzati della conquista occidentale? Cosa poteva definirsi barbarie? E quanto civilizzati e “illuminati” andavano reputati gli europei, ora insaziabili e intraprendenti conquistatori ora vittime di governi tirannici e di secolari pregiudizi? Questi interrogativi, scaturiti evidentemente dalle metamorfosi del presente, non potevano che trovare una qualche provvisoria risposta nello studio metodico del passato. Invero,

Il n’y a point eu d’événement aussi intéressant pour l’espèce humaine en général, et pour les peoples de l’Europe en particulier, que la découverte du Nouveau Monde et le passage aux Indes par le cap de Bonne-Espérance. Alors a commencé une révolution dans le commerce, dans la puissance des nations, dans les mœurs, l’industrie et le gouvernement de tous les peoples. C’est à ce moment que les hommes des contrées les plus éloignées se sont rapprochés par de nouveaux rapports et de nouveaux besoins. (…) partout les hommes ont fait un échange mutuel de leurs opinions, de leurs lois, de leurs usages, de leurs maladies, de leurs remèdes, de leurs vertus et de leurs vices (I, 1, Introduction générale).

Caratterizzata da una molteplicità eterogenea e talora finanche caotica di registri, di stili, di strutture discorsive e di generi letterari, l’Histoire fu il risultato dell’incrocio sistematico, della riscrittura e dell’attiva rielaborazione di innumerevoli fonti di varia provenienza: relazioni diplomatiche, resoconti di viaggi, dati statistici, carte dell’amministrazione coloniale, memorie, lettere, trattatistica. Particolarmente utili per Raynal furono comunque l’Histoire générale des Voyages dell’abbé Prévost (1746-1759) e l’inglese Universal History.
La scarsa conformità dell’Histoire des deux Indes ai criteri estetici della simmetria e della regolarità derivò anche dalla pluralità di collaboratori direttamente o indirettamente coinvolti nella stesura dei volumi. Opportunamente, la storiografia più recente ha impiegato la nozione di poligrafia per sottolineare la natura cooperativa del progetto dell’Histoire, non troppo lontano, almeno da questo punto di vista, da quello dell’Encyclopédie. Tra i collaboratori e gli interlocutori che, con ruoli e modalità distinte, coadiuvarono Raynal, potremmo menzionare Diderot, autore di alcuni tra i passaggi più radicali dell’Histoire, Pierre-Victor Malouet, Alexandre Deleyre, Jean-Baptiste Dubuc, Jacques-André Naigeon, Campomanes, Mansfield. Né vanno trascurati, peraltro, i networks dell’abbé che coinvolgevano accademie, amministratori, finanzieri, mercanti, compagnie commerciali.
L’Histoire non offriva interpretazioni storiografiche univoche, né soluzioni teoriche coerenti. Al contrario, l’opera, specchio di dibattiti intensi e di letture alternative non sempre conciliabili, sollevava questioni, avanzava critiche, poneva problemi, raggiungendo solo di rado vere e proprie sintesi. Se infatti l’unificazione inarrestabile della superficie globale attraverso il commercio e la connessa accumulazione di capitali in mani europee avevano condotto a fecondi intrecci culturali, intellettuali, politici ed economici tra popoli fino ad allora isolati, il colonialismo imperialista occidentale aveva provocato e continuava a provocare sfruttamento, violenza, malattie, dominio illegittimo, devastazioni, schiavitù, disuguaglianze, assoggettamento dell’alterità. La civiltà moderna, secondo il gruppo riunito intorno a Raynal, dimostrava cioè storicamente la propria intrinseca ambivalenza e contraddittorietà, incrinando almeno in parte l’utopia progressista del necessario nesso tra Lumi, commercio e felicità pubblica. Perfino nel cuore dell’Europa della civilization, della raison e delle lumières - tradizionalmente contrapposta alla “barbarie” dei “selvaggi” extraeuropei - permanevano le tracce delle catene non ancora spezzate del dispotismo, della miseria, del clericalismo oscurantista, del fanatismo, del privilegio nobiliare. Per quanto militante e orientata politicamente, l’Histoire fu allora anche e soprattutto il prodotto dell’amaro disincanto dell’Illuminismo maturo rispetto al concreto e travagliato dispiegarsi della modernità attraverso la dilatazione globale delle rotte commerciali.

Bibliografia essenziale

  • Antonella Alimento, Gianluigi Goggi (a cura di), Autour de l’abbé Raynal: genèse et enjeux politiques de l’Histoire des deux Indes, Centre international d’étude du XVIIIe siècle, Ferney-Voltaire 2018.
  • Gilles Bancarel, Raynal ou le devoir de vérité, Champion, Paris 2004.
  • Gilles Bancarel e Gianluigi Goggi (a cura di), Raynal, de la polémique à l’histoire, Voltaire Foundation, Oxford 2000.
  • Cecil Courtney, Jenny Mander (a cura di), Raynal’s Histoire des deux Indes. Colonialism, Networks, and Global Exchange, Voltaire Foundation, Oxford, 2015.
  • Hans-Jürgen Lüsebrink, Manfred Tietz (a cura di), Lectures de Raynal. L’Histoire des deux Indes en Europe et en Amérique au XVIIIe siècle, Voltaire Foundation, Oxford 1991.
  • Hans-Jürgen Lüsebrink, Anthony Strugnell (a cura di), L’Histoire des deux Indes: Réécriture et polygraphie, Voltaire Foundation, Oxford, 1995.
  • Guillaume-Thomas Raynal, Histoire philosophique et politique des deux Indes (a cura di Yves Bénot), La Découverte, Paris 2001.
  • Guillaume-Thomas Raynal, Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes (prefazione di Gilles Bancarel), Bibliothèque des Introuvables, Paris 2006.
  • Guillaume-Thomas Raynal, Storia filosofica e politica degli insediamenti e del commercio degli europei nelle due Indie (a cura di Alessandro Pandolfi), BUR, Milano, 2009.

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Article written by Giulio Talini | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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